Verdetto storico negli Stati Uniti: OLP e ANP riconosciute responsabili di attentati terroristici

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Mario Del MonteEditor
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Verdetto storico negli Stati Uniti: OLP e ANP riconosciute responsabili di attentati terroristici

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Ieri, Lunedì 23 Febbraio 2015, una giuria dello Stato di New York ha condannato l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e l’Autorità Nazionale Palestinese a pagare circa 218 milioni di dollari come risarcimento alle vittime americane di alcuni attentati terroristici condotti a Gerusalemme tra il 2002 e il 2004 ma la somma potrebbe essere triplicata se verrà applicato l’Anti – Terrorism Act.

La difesa, affidata dalle organizzazioni palestinesi a Mark Rochon, si era basata sul fatto che gli esecutori materiali degli attentati avessero agito per conto loro e non su impulso dei dirigenti, opinione non condivisa dai giudici che hanno ritenuto responsabili i vertici di ANP e OLP in quanto gli attentatori e le loro famiglie hanno continuato a ricevere stipendi e sostegno logistico dopo le stragi. Mahmoud Khalifa a nome dell’Autorità Nazionale Palestinese ha affermato che la decisione è priva di basi giuridiche e pertanto verrà fatto ricorso in appello per cancellare la sentenza che “è un tentativo da parte delle fazioni israeliane contrarie alla pace di abusare del sistema legale americano per bloccare la soluzione a due Stati, colonizzare la terra palestinese e derubare le limitate risorse economiche del governo palestinese.”

Attentato al ristorante Sbarro di Gerusalemme, uno dei più sanguinosi nella storia di Israele

Attentato al ristorante Sbarro di Gerusalemme, uno dei più sanguinosi nella storia di Israele

La sentenza conferma molte delle teorie portate avanti dai governi israeliani sin dalla Seconda Intifada ma che molti non hanno mai voluto riconoscere per ipocrisia o interesse economico. Tutti gli uomini politici che si sono succeduti alla guida dello Stato d’Israele, a prescindere dal loro partito di appartenenza, hanno sempre sostenuto che l’ANP avesse un atteggiamento ambiguo nei confronti del terrorismo, condannandolo in pubblico per poi finanziarlo neanche troppo segretamente o abituando le giovani generazioni alla venerazione dei cosiddetti “martiri della Resistenza.” Da ora in poi molti dovranno riconoscere le responsabilità della leadership palestinese nel fallimento dei negoziati, troppe volte imputati esclusivamente a Israele.

Sicuramente la cifra che, se sarà confermato il verdetto in appello, ANP e OLP dovranno restituire alle famiglie delle vittime non compensa la morte di 33 innocenti ma si tratta di un buon punto di partenza per la creazione di una nuova strategia per combattere il terrorismo senza dover ricorrere all’uso delle armi. Inoltre è fondamentale che venga per la prima volta istituito un certo grado di responsabilità politica per azioni di guerra asimmetrica come attentati suicidi e sparatorie che spesso rimangono impunite per i limiti della giustizia penale: se infatti, ad esempio, non è possibile perseguire chi si fa saltare in aria in un bar di Gerusalemme perché non è più in vita, è necessario colpire dove fa più male i mandanti cioè nei loro conti in banca.

Attentato suicida su un bus di Gerusalemme nel Gennaio 2004

Attentato suicida su un bus di Gerusalemme nel Gennaio 2004

Il verdetto può avere notevoli conseguenze anche sul fronte della Corte Penale Internazionale in quanto finora ANP era sempre riuscita a smarcarsi dalle accuse di terrorismo incolpando Hamas per ogni attentato commesso dalla firma degli Accordi di Oslo ad oggi. Ora la Corte dovrà tenere conto del fatto che ANP si è macchiata di crimini di guerra contro civili inermi, la stessa accusa che l’organizzazione palestinese ha avanzato nei confronti degli israeliani all’organo giudiziario delle Nazioni Unite, perciò i giudici della Corte potrebbero decidere di non schierarsi apertamente con chi è coinvolto, anche indirettamente, in azioni di terrorismo. Inoltre Israele avrebbe così la possibilità di controdenunciare ANP per fatti che risalgono alla Seconda Intifada rendendo così perseguibile anche Mahmoud Abbas, finora libero di aderire alla Corte perché avrebbe punito solo Hamas. Sebbene si tratti solo di una piccola vittoria, il rischio per Abbas è elevato e soprattutto mette a repentaglio la strategia dell’adesione unilaterale ai trattati internazionali per mettere pressione a Israele.

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