Un accostamento che non regge

Piccardo a Ballarò equipara erroneamente i sermoni islamici in arabo alle funzioni religiose ebraico-cristiane

Gianluca Pontecorvo
Gianluca PontecorvoVice Presidente Progetto Dreyfus
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Editoriali

Un accostamento che non regge

Piccardo a Ballarò equipara erroneamente i sermoni islamici in arabo alle funzioni religiose ebraico-cristiane

Editoriali
Gianluca Pontecorvo
Gianluca PontecorvoVice Presidente Progetto Dreyfus

piccardo ballarò

Ieri sera durante la puntata di Ballarò è andata in scena l’ennesimo attacco mediatico da parte del “musulmano moderato” Davide Piccardo (coordinatore del CAIM | Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano) nei confronti del mondo ebraico. Il suo intervento è stato molto commentato dalla rete reputo opportuno intervenire anche io nel merito e spiegare questo accostamento non regge.

In una diatriba dialettica con il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti, il già noto Piccardo difendeva le prediche in arabo che vengono svolte nelle Moschee, nelle quali purtroppo, in diverse occasioni si è constatato fossero presenti incitamenti all’odio e alla violenza contro gli infedeli ebrei e cristiani.

In modo astuto Piccardo, in veste di rappresentante dell’Islam italiano, si è permesso di accomunare le preghiere che vengono svolte negli scantinati adibiti a moschee con le funzioni religiose in italiano/latino che hanno luogo nelle chiese e quelle in ebraico svolte nelle sinagoghe sul suolo italiano.

Faccio però presente che:
1. All’interno delle sinagoghe si svolgono quotidianamente funzioni si in ebraico ma tutti i testi hanno una versione anche in italiano
2. Anche le “Derashot” (spiegazioni) dei rabbini sono interamente in italiano
3. In nessuna delle versioni delle preghiere viene fatto incitamento all’odio e alla violenza contro fedeli di altre religioni
4. In nessuna sinagoga (o chiesa) italiana è stata riscontrata attività di supporto, incitamento o finanziamento al terrorismo internazionale ne nessun ebreo si è mai fatto saltare in aria urlando “D.o è grande”
5. Le funzioni religiose che si svolgono in sinagoga sono totalmente differenti dai sermoni che gli Imam diffondono nelle moschee

Da un personaggio come Davide Piccardo ormai siamo abituati a questo tipo di accostamenti improbabili (Alex Zarfati ne aveva già parlato qui). Quello che mi lascia l’amaro in bocca è che nell’ultimo periodo siano stati invitati a parlare davanti a milioni di telespettatori personaggi discutibili che:

1. Non hanno mai di fatto condannato con veemenza il terrorismo di matrice o ispirazione islamica
2. Se lo hanno fatto hanno sempre inserito un “ma” o un “però” quando si parla di terrorismo palestinese nei confronti dei civili israeliani
3. Non hanno mai svolto alcuna attività di lotta concreta nei confronti della propaganda pro-terrorismo all’interno dei propri luoghi di culto e nelle comunità di riferimento.

Non basta dissociarsi, il fondamentalismo e l’estremismo è un problema interno all’islam e le Comunità islamiche italiane lo devono affrontare direttamente, non fare finta che non gli appartenga.

Purtroppo dopo Parigi si fa un gran parlare sui media di “Islam moderato” – che sicuramente esiste e va incentivato – ma io ancora non lo vedo ed il fatto che rappresentati del mondo musulmano moderato  si facciano trascinare da contrasti di tipo ideologico con riferimento alla geopolitica e alla questione israelo-palestinese qualifica l’interlocutore e svilisce il dibattito spostandolo su argomenti che invece non c’entrano nulla.

La prossima volta che si organizza una puntata di un servizio pubblico di livello come il programma Ballarò, sarebbe bello sottolineare questi concetti e capire bene chi sono gli interlocutori più affidabili con cui parlare.

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