Continuano presso l’Università di Torino i convegni aventi un dichiarato intento antisionista, ma che spesso scadono nell’antisemitismo più becero.
Iniziamo questo resoconto col convegno organizzato da un istituto universitario il 17 Gennaio con la partecipazione di due “esperti di apartheid” arrivati addirittura dal Sudafrica; il Rettore, chiamato in causa, ha affermato di aver autorizzato tale convegno perché vi aveva riconosciuto un intento scientifico. Sarebbe bastato guardare l’immagine di presentazione dello stesso con due fotografie affiancate, quella di un bambino di Soweto scattata nel 1976 e quella della giovane Tamimi arrestata recentemente dopo le sue numerose azioni contro militari israeliani, per comprendere che di scientifico c’era ben poco. Se poi guardiamo agli “storici” citati nel corso del convegno, in particolare Ilan Pappe, tutta la “ricerca scientifica” diventerà chiarissima. Sicuramente, infatti, il collegamento tra il Sudafrica ed Israele deriva da una data ben precisa, il 1948: nello stesso anno, infatti, gli inglesi permettono che nascano l’apartheid in Sudafrica e lo Stato di Israele in Palestina!
Il 24 gennaio “Israele e lo sfruttamento dell’Olocausto” è il tema del nuovo convegno e qui, tra le tante affermazioni fatte dagli organizzatori, questa volta affiliati al BDS, va segnalata l’affermazione che il Mossad, per far scappare gli ebrei dai paesi arabi, e in particolare dall’Iraq e dallo Yemen, allo scopo di farli andare a combattere in Israele, faceva scoppiare delle bombe in prossimità delle sinagoghe.
Il 31 gennaio, sempre a cura del movimento BDS, nuovo convegno con la proiezione di un film sulla rivolta del Ghetto di Varsavia. La lunghezza “imprevista” del film ha impedito che, al termine della proiezione si svolgesse l’annunciato dibattito, ma non ha impedito ad una attenta spettatrice di affermare: “Incredibile che gente che ha vissuto queste cose sia diventata quello che è!”
Si annuncia adesso una breve pausa, e poi sono già annunciate nuove manifestazioni con lo scopo di impedire che il Giro d’Italia del 2018, dedicato a Gino Bartali, Giusto tra le Nazioni, possa partire da Gerusalemme: “L’apartheid e l’occupazione israeliane non si cancellano con lo sport“.
Non siamo che all’inizio, e ne vedremo ancora delle belle se le istituzioni, anziché “vegliare” (termine usato dal rettore), non si decideranno ad intervenire.