Si salvi chi può

Michael Sfaradi
Michael SfaradiGiornalista, Scrittore & Reporter di guerra
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Si salvi chi può

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Michael Sfaradi
Michael SfaradiGiornalista, Scrittore & Reporter di guerra

Alcuni giorni fa sulle colonne del quotidiano Yediot Ahronot in un articolo intitolato ‘La leggenda della pace fermata dall’uccisione di Rabin’, Yemini Ben Dror ha avuto il coraggio di dire quello che tutti sanno ma che ai molti amanti della pace a tutti i costi, costi quel che costi, non fa piacere sentire cioè che il processo di pace non è stato ucciso da Igal Amir nel momento che ha sparato a Rabin ma da Arafat con la sua seconda intifada. Non è un caso che Ben Dror abbia pubblicato il suo articolo proprio in questi giorni, un po’ perché ricorre l’anniversario dell’omicidio di Rabin ma molto perché ci troviamo, ed è inutile far finta che gli eventi non stiano precipitando, all’inizio della terza intifada.

Quella che si prospetta sarà probabilmente più dura delle due che l’hanno preceduta perché molti degli attori arabi che vi parteciperanno avranno passaporto o carta d’identità israeliana e si rivolteranno a mano armata contro lo stato che fino ad oggi li ha istruiti, curati e ha dato loro un’istruzione e una libertà che non hanno mai avuto e mai avranno in qualsiasi altro stato arabo. Libertà e istruzione che non sono capaci a dare, sia a Gaza con Hamas che in Cisgiordania con Fatah ne hanno dato ampia dimostrazione, neanche a loro stessi. I bulldozer impazziti e automobili killer sui passanti, accoltellamenti e cacciaviti nella schiena e ora uccisioni nelle sinagoghe a colpi di arma da fuoco e accette come in macelleria sono solo l’inizio, giorni bui si addensano all’orizzonte. Il giorno della resa dei conti con la popolazione arabo israeliana che troppo spesso si è schierata dalla parte dei terroristi si sta avvicinando velocemente e a quel punto sarà difficile fermare l’ondata di violenza che inesorabilmente mieterà vittime fra i civili delle due popolazioni. Quella che è ormai sotto gli occhi di tutti non sarà solo la terza intifada, sarà anche una sorta di guerra civile e di religione al tempo stesso, una specie di tutti contro tutti che una volta cominciato, visto che la maggioranza della popolazione araba continua a dimostrare di non essere in grado di convivere pacificamente con gli altri popoli e le altre religioni, porterà a una separazione netta di persone e territori. Le fotografie di gente che festeggia gli attentati contro i civili distribuendo dolci e caramelle è difficile da perdonare e impossibile da dimenticare.

Perché tutto questo? Perché proprio ora? Le domande sono semplici e le risposte anche, talmente semplici che manipolarle per far credere che si tratti di una situazione complessa e praticamente senza soluzione è, perdonate il gioco di parole, di una semplicità unica. Per dare un possibilità al dialogo sarebbe bastato che l’ONU e le nazioni occidentali Svezia e Regno Unito in primis avessero chiesto come condizione per il riconoscimento della Palestina che la stessa riconoscesse il diritto all’esistenza di Israele. Un semplice dare per avere cerchiobottista che anziché accendere gli animi avrebbe creato dei presupposti, un avvertimento ai palestinesi che il loro riconoscimento non è gratuito e un avvertimento agli israeliani di adoperarsi di più. Invece NO. L’Europa, continente in preda a un cortocircuito politico, economico e sociale, anziché ragionare ha fatto precisamente il contrario di quello che doveva fare e regalando miliardi di euro senza controllo conditi con un riconoscimento illegale, al di fuori di tutte le norme internazionali che regolano il riconoscimento fra stati, ha dato di nuovo fuoco alle polveri mediorientali.

L’attentato di oggi a colpi di mannaia all’interno di una sinagoga è solo uno dei risultati della politica miope e criminale che gli U.S.A. con la corrente amministrazione e l’Europa con la classe politica figlia del ‘68 stanno portando avanti. Miope perché basata su interessi locali, la stretta islamica sulle impotenti e impreparate democrazie occidentali è sempre più forte, e il timore di vedere nelle vie di Londra, Parigi, Madrid e Roma, le stesse cose che accadono oggi a Gerusalemme fa gelare sangue dei politici del vecchio continente, e criminale perché pur sapendo che lo schierarsi in maniera palese con una delle parti non aiuterà il processo di pace, ormai completamente abortito, continuano a farlo sperando che le loro azioni guidate da un empatia forzata nei confronti di chi sta cambiando in peggio il mondo faccia allentare la stretta. Sono molti in Europa a dire che gli ebrei non hanno capito la lezione della seconda guerra mondiale, a loro rispondo che sono in errore, gli ebrei lo hanno capito perfettamente, e per questo da quando hanno il loro stato combattono per difenderlo, mentre chi ha dimenticato cosa è stata la seconda guerra mondiale sono proprio loro e che presto, purtroppo per tutti, dovranno fare un bel ripasso della lezione.

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