Sarebbe potuto capitare ad ognuno di noi

Michael Sfaradi
Michael SfaradiGiornalista, Scrittore & Reporter di guerra
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Israele

Sarebbe potuto capitare ad ognuno di noi

Israele
Michael Sfaradi
Michael SfaradiGiornalista, Scrittore & Reporter di guerra

hebron

L’opinione pubblica israeliana si è divisa riguardo al video rilasciato dalla ONG B’tselem in cui un soldato dell’IDF spara ad un attentatore palestinese già ferito e a terra. Si tratta di una vicenda dolorosa su cui non sono stati ancora chiariti molti aspetti e che ha generato reazioni contrastanti. Il team di Progetto Dreyfus non ha intenzione di esprimere giudizi finali sulla questione finché la magistratura militare israeliana, di cui abbiamo piena fiducia, avrà emesso un verdetto. Nel frattempo riportiamo l’opinione personale del nostro amico e giornalista Michael Sfaradi invitando chi non è d’accordo ad inviarci il suo punto di vista sulla questione. 

Ve lo dico subito, questo mio articolo è polemico, ma la mia onestà intellettuale mi impone, dopo aver attentamente valutato la situazione e senza essermi fatto prendere dalla fretta di assolvere o condannare, di esprimere il mio pensiero sui fatti e le mie critiche a chi ha sparato giudizi senza aspettare la fine delle indagini o del processo in corso.

Per una questione di ordine bisogna innanzitutto ripercorrere gli eventi, due terroristi palestinesi si avvicinano a due militari e li accoltellano, gli altri soldati presenti in zona reagiscono e sparano. I due terroristi cadono a terra feriti. Da quel momento scattano le procedure che prevedono l’arrivo di altre forze di sicurezza e della ambulanze che debbono nel più breve tempo possibile evacuare i feriti verso gli ospedali, in uno dei filmati pubblicati da Ynetnews, con il sonoro, si sentono chiaramente le voci degli infermieri e delle persone presenti che avvertono di non avvicinarsi a uno dei due terroristi feriti perché potrebbe avere un giubbetto esplosivo addosso. Le voci poi affermano chiaramente che il ferito a terra si sta muovendo poi altre grida che gli intimano di fermarsi e poi il rumore del colpo singolo di fucile.

Il primo filmato andato in rete, quello di B’tselem, prima della pubblicazione è stato tagliato in testa e in coda e questo lo annulla di fatto come prova, ma una domanda sorge spontanea: Come mai una telecamera di B’tselem era perfettamente posizionata in modo da avere una visuale perfetta sul sito dove poi è stato compiuto il primo attacco terroristico? Qualcuno li aveva per caso avvertiti che proprio lì sarebbe successo qualcosa? E se sapevano che sarebbe successo qualcosa come mai non hanno avvertito le autorità in modo da prevenire ferimenti e morti inutili? Come mai la stessa organizzazione è corsa a mettere in linea il momento dello sparo ma si è guardata bene di farlo con le immagini degli accoltellamenti? Mi piacerebbe porre queste domande ai responsabili di questa organizzazione nel momento in cui sono sotto giuramento. No, non sto fantasticando, è già successo. Durante la seconda intifada Antenne 2, la televisione francese, la stessa che in precedenza aveva già montato il falso sul caso ‘Al Dura’, aveva sempre una telecamera ben posizionata prima di ogni attentato, al punto che alcuni giornalisti furono espulsi da Israele.

Secondo punto: il Primo Ministro Netanyahu e il Ministro della Difesa hanno subito condannato i fatti, si sono così resi responsabili di una grande cazzata, si condanna dopo le eventuali indagini non subito dopo i fatti quando gli eventi non sono ancora chiari. Così facendo hanno già scritto il verdetto contro quel soldato e contro l’esercito, invalidando, di fatto, tutte le risultanze delle indagini che a questo punto sono ormai inutili davanti all’opinione pubblica. In ogni modo nei giorni scorsi ho letto i commenti di tutti coloro che dopo aver visto il primo filmato del militare che ha sparato al terrorista a terra, per intenderci quello di B’tselem, cioè quello al quale è stata tagliata la testa e la coda, volevano per il militare e una condanna esemplare in modo da riconfermare la democraticità di Israele. Gli stessi non hanno avuto il benché minimo ripensamento neanche quando, a distanza di poche ore, sono stati pubblicati altri filmati, uno in particolare con il sonoro che chiariva quello che poteva essere lo stato di stress collettivo in quei concitati momenti, non dimentichiamo che due soldati erano stati appena accoltellati.

Tutti parlano di regole di ingaggio, ne parlano senza conoscerle perché qualsiasi regola contiene la clausola che nel caso ci si senta minacciati, direttamente o indirettamente o che ci sia una minaccia per la collettività si deve sparare. Il terrorista che si muoveva, quello che aveva il giubbetto pesante nonostante il caldo poteva essere imbottito di esplosivo? Sì avrebbe potuto. Poteva il soldato esserne sicuro? No non poteva esserne sicuro. Perché nonostante i ripetuti richiami a stare fermo il terrorista ha continuato a muoversi? (Ci sono testimonianze che lo confermano oltre alle voci dei filmati) non lo sapremo mai. Poteva il militare sentirsi minacciato da un’imminente esplosione? Sicuramente sì, non scordiamoci che nell’attentato di Bet Lid del 9 settembre 2001 fu la seconda esplosione a distanza di pochi minuti dalla prima a fare il numero maggiore di vittime perché colpì tutti quelli che si erano precipitati a portare aiuto ai primi feriti, anche in questo caso c’è il precedente. Il soldato che ha sparato ha mirato e colpito la testa del terrorista, questo per me, qualcosa in questi anni forse l’ho imparata, sta a significare che la paura del corpetto esplosivo c’era, altrimenti sarebbe stato più facile mirare al corpo. Se non ha mirato al bersaglio grosso un motivo c’è sicuramente.

Forse Israele non può permettersi altra pubblicità negativa, che tanto già c’è stata, ma può permettersi di incutere nei suoi soldati la paura di sparare? Con quale testa mandiamo i nostri ragazzi a difendere i confini se poi a ogni sparo ne devono rispondere davanti al tribunale? Che succede se poi le truppe combattenti si rifiutano di controllare i confini perché non si sentono garantiti dal governo e dallo stato? Quelli che dalla tastiera sono tanto bravi a condannare hanno mai imbracciato un M16 e sono rimasti in piedi fino a 16 ore in un posto in cui ti infilano un coltello in gola in un battito di ciglia? Gli stessi che poi sono tanto bravi a dire che i nostri soldati sono i migliori alla prima occasione in cui bisogna difenderli e capirne le ragioni sono pronti a scuoiarli vivi pur di essere democratici e politicamente corretti. Oggi celebriamo un processo perché un nostro soldato ha ammazzato un terrorista, se lui non avesse sparato anziché un processo staremmo oggi celebrando una ventina di funerali. Bisogna stare attenti perché magari la prossima volta per paura del processo potrebbe esserci un’esplosione.

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