Russia, Siria, Israele: incroci pericolosi sui cieli del Medio Oriente

Un incidente molto grave, che ha portato Israele vicino allo scontro con la Russia

Ugo Volli
Ugo Volli
-
Medio Oriente

Russia, Siria, Israele: incroci pericolosi sui cieli del Medio Oriente

Un incidente molto grave, che ha portato Israele vicino allo scontro con la Russia

Medio Oriente
Ugo Volli
Ugo Volli

Nei giorni scorsi, mentre gli ebrei di tutto il mondo erano concentrati sulla ricorrenza di Kippur, un grave incidente è accaduto sui cieli del Mediterraneo prospiciente la Siria. Subito dopo che l’aviazione israeliana aveva bombardato un sito vicino al porto di Latakia, dove sembra ci fosse una fabbrica di guide di precisione per i missili destinati all’uso di Hizbullah per colpire Israele, la contraerea siriana ha abbattuto un aereo russo di raccolta dati e coordinamento militare di ultima generazione, uccidendo 15 soldati russi. Immediatamente il ministero della difesa della Russia ha dato la colpa a Israele, ma poi Putin ha smorzato la polemica. L’incidente è molto grave perché rompe un equilibrio delicatissimo fra Israele e Russia, la quale è alleata dell’Iran ma vuole mantenere buoni rapporti con lo stato ebraico. Ma perché è accaduto?

Vale la pena di guardare alla dinamica dei fatti. Ci sono due versioni. La prima è quella russa, che sostiene che i jet israeliani si siano infilati nella scia del loro aereo spia per condurre il bombardamento senza rischio, approfittando della traccia radar molto più grande di quest’ultimo per non essere rilevati e usandolo come scudo contro l’antiaerea siriana. Israele inoltre avrebbe avvertito la Russia solo un minuto prima dell’azione, violando il patto di consultazione militare reciproca che è stato stabilito fra i due paesi per evitare incidenti, impedendo in pratica all’aereo spia di togliersi dal teatro di battaglia. La versione israeliana è assai diversa: l’aereo spia non sarebbe stato vicino durante l’azione e sarebbe stato colpito dagli spari indiscriminati dei siriani quando già i bombardieri erano nello spazio aereo israeliano, distante circa 400 chilometri da Latakia (un quarto d’ora di volo). Israele ha mandato il capo dell’aviazione a Mosca a esibire i documenti (probabilmente le tracce radar) che dimostrano la sua versione e lo stesso Putin ha parlato di “una catena di casualità”.

Bisogna notare che questo incidente mostra una fragilità insospettata dello schieramento militare russo in Siria. Se davvero le forze russe sono rimaste sorprese dall’azione israeliana, questo significa che il loro decantato sistema radar, che dovrebbe coprire l’intero Medio Oriente, funziona malissimo, anche perché Latakia è la loro principale base navale in Siria e avrebbe potuto essere colpita facilmente da qualunque nemico. Inoltre un aereo di guerra elettronica dell’ultima generazione, che non solo viaggiava non scortato, ma non si era accorto neanche lui del pericolo e soprattutto non era stato in grado di mettere in atto le contromisure elettroniche per evitare i razzi dell’antiaerea, che pure sono di fabbricazione russa, non i più moderni e dunque conosciuti benissimo dall’aviazione russa. Infine, è evidente che l’antiaerea siriana funziona molto male essendo incapace di distinguere amici (che pure dovrebbero essere forniti di un segnale in codice nel trasponder radar, che li identifica) dai nemici. Fra l’altro l’aereo spia è un quadrielica molto più lento dei jet israeliani, tanto più per il fatto di essere su una rotta di atterraggio. O forse i siriani (e i loro capi iraniani) non si fidano dei russi, credono, come si era detto in altre circostanze, che i russi abbiano passato i codici a Israele.

Insomma, la posizione russa risulta seriamente indebolita, al di là della perdita di una aereo e dei militari. Ma la Russia è una potenza mondiale, che può rafforzare il suo dispositivo in Medio Oriente, anche se a rischio di innescare una spirale di guerra che potrebbe coinvolgere tutta la potenza di Israele e anche gli Usa. Putin ha scelto di bloccare l’escalation anche verbale. Probabilmente è consapevole del costo dell’egemonia che ha ottenuto in Medio Oriente e del rischio di un’alleanza con paesi infidi e aggressivi come l’Iran e i suoi satelliti. Nel migliore dei casi potrebbe capire perché Israele chiede con forza che sia smantellato l’apparato militare iraniano in Siria, che mette a rischio la pace nella regione. Certamente però nella calma raggiunta dopo l’incidente ha avuto grande peso il rapporto personale di fiducia che Netanyahu ha raggiunto con Putin, la credibilità che Israele ha come potenza forte e responsabile nella regione. Sono risorse essenziali nella lunga guerra che Israele si trova a condurre contro l’aggressione iraniana.

  • Progetto Dreyfus su Instagram

    Questo errore è visibile solamente agli amministratori WordPress

    Errore: Nessun feed trovato.

    Vai alla pagina delle impostazioni del feed di Instagram per creare un feed.

  • FOLLOW US