“Perché non c’erano ebrei all’Onu a manifestare per Israele?”

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Giulio Meotti
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“Perché non c’erano ebrei all’Onu a manifestare per Israele?”

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Si è svolta lunedì 29 a Ginevra, di fronte al Palazzo delle Nazioni Unite, la manifestazione di protesta contro il documento del Consiglio dei diritti umani che accusa Israele di “crimini di guerra” a Gaza. Il documento stabilisce una orrenda simmetria legale e morale fra una democrazia che si difende e una banda di terroristi che la attacca.
Era stata fatta una notevole pubblicità a questa manifestazione in tutta Europa, ed è stata una bella piazza di mille persone. Poche. Troppo poche. Dovevano essere diecimila. Soprattutto pochissimi ebrei. Dall’Italia sono arrivate appena 300 persone e appena una ventina di iscritti alle Comunità ebraiche. Se non fosse stato per i cristiani evangelici, la manifestazione sarebbe stata un flop. La dimostrazione che Israele è davvero rimasto solo in Europa.
Possibile che dalla Francia, forte ancora di una comunitá ebraica di 475,000 persone, non siano arrivate che poche decine di manifestanti? Possibile che dall’Inghilterra, anch’essa nutrita di una importante comunitá ebraica, abbia spiccato a Ginevra la voce di un non ebreo, il colonnello Richard Kemp? Possibile che dall’Italia, dove ancora esistono per fortuna importanti comunitá ebraiche a Roma e Milano, abbiano fatto notizia le parole di un non ebreo come Giuliano Ferrara?

Quando in Europa si organizzano manifestazioni per gridare “morte a Israele” accorrono a migliaia e si invadono le strade delle capitali di questo vecchio, ipocrita continente. Scatta sempre la solidarietá della umma islamica. Quando c’é da difendere il nome di Israele, si contano su una mano i coraggiosi, e di questi pochissimi sono ebrei. Quando, un anno fa, a Milano la comunitá ebraica organizzó una manifestazione per Israele sotto minaccia missilistica, il suo presidente, Walker Meghnagi, venne chiamato “fascista” da alcuni esponenti della sua stessa comunitá, felloni che in questo modo speravano, magari, di compiacere gli antisemiti.
Quanto non si è visto a Ginevra, cioé l’assenza di masse di ebrei che si stringevano attorno al loro stato-guarnigione sotto assedio, é stata davvero la dimostrazione di quello che Paolo Mieli, storico di famiglia ebraica, ex direttore del Corriere della Sera, qualche anno fa ha chiamato “il ricatto antisionista”, il “tic di chiedere ai ‘compagni ebrei’ di essere in prima fila quando c’è da attaccare Israele”. E di abbandonare le stesse fila quando Israele c’é da difenderlo da un vergognoso rapporto delle Nazioni Unite.
Questo straordinario “Progetto Dreyfus” si richiama alla figura del capitano francese, per il quale all’epoca non si mossero gli ebrei, ma uno scrittore che pensó e agì contro i salotti e gli interessi del suo tempo, Émile Zola. È un po’ quello che é successo anche a Ginevra, dove si é consumato uno spettacolo triste. Quello dell’abbandono d’Israele. Il nuovo capro espiatorio della coscienza europea.

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