ONU: sui Diritti delle Donne condanne a Israele e nulla sui Paesi islamici

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ONU: sui Diritti delle Donne condanne a Israele e nulla sui Paesi islamici

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È una storia che ha dell’incredibile, ma ormai dall’Onu c’è da aspettarsi di tutto. Nel mondo vi sono stati in cui per lapidare una donna in piazza basta un sospetto di adulterio; vi sono paesi in cui il delitto d’onore è ancora diffuso, altri in cui lo stupro non è reato; in certe aree la vergognosa pratica dell’infibulazione è praticata quotidianamente; in altre nazioni invece, le donne non hanno il diritto di guidare l’auto, di svolgere la maggior parte dei mestieri e anche difronte alla legge sono cittadine di serie B. La maggior parte di questi paesi – inutile tentare di nasconderlo – sono islamici.

donna sfigurata con acido

Venerdì la Commissione Annuale sui Diritti delle Donne delle Nazioni Unite aveva nove documenti fra cui scegliere, nove report provenienti da diverse parti del mondo che raccontavano i disagi delle donne e i diritti negati, ma ha deciso di presentarne soltanto uno, quello che parlava delle donne palestinesi, ma non per incolpare l’Autorità Nazionale Palestinese o Hamas – che ad esempio insabbiano i delitti d’onore – ma per condannare Israele. Peraltro, si tratta dell’unico documento che cita un solo paese. Quindi, udite udite, le donne che hanno più bisogno di attenzione e supporto non sono le pachistane, le saudite, le indiane o le nigeriane. Sono le donne palestinesi che – secondo il rapporto ONU – sono state portate ad un alto livello di povertà dalla perdurante “occupazione israeliana” della Cisgiordania. Poi ancora, secondo la Commissione, “le donne e le ragazze palestinesi affrontano notevoli ostacoli nell’accesso ai servizi di base, all’assistenza sanitaria, al supporto psicosociale, all’acqua e ai servizi igienico-sanitari, alle istituzioni di giustizia e alle opportunità economiche”.

Non è ovviamente ben chiaro come le cause di tutti i disservizi e delle mancanze nei confronti delle donne siano da imputare ad Israele piuttosto che all’Autorità Nazionale Palestinese. La stessa Unione Europea – di certo non distante dalla causa palestinese – si sta chiedendo da qualche anno dove siano finiti miliardi di finanziamenti della Comunità internazionale e dell’Europa stessa devoluti ai palestinesi. I livelli di corruzione in Cisgiordania sono alle stelle e a mangiare bene sono da una parte i fedelissimi di Abu Mazen e dall’altra i terroristi rinchiusi nelle carceri israeliane, che ricevono dall’ANP stipendi proporzionati alla gravità delle azioni terroristiche commesse (più vittime ha mietuto l’attentato, più alto sarà il salario mensile). Non viene in mente a nessuno, quindi, che le cause della povertà e delle poche opportunità lavorative delle donne palestinesi non dipendano da Israele, ma da una gestione malata dell’intera West Bank e dalla poca considerazione della figura femminile all’interno di quasi tutte le società arabe e islamiche.

Impiegata palestinese in una azienda israeliana nella West Bank

Impiegata palestinese in una azienda israeliana nella West Bank

Quindi su 193 stati che siedono all’Onu, l’ostacolo principale per le donne sarebbe Israele. Cioè il terzo fra tutti ad aver avuto un primo ministro donna, Golda Meir, nel lontano 1969; lo Stato in cui siedono 28 parlamentari donne alla Knesset; indiscutibilmente lo Stato con più pari opportunità per le donne di tutto il Medio Oriente.

Ma l’Onu non è diventato soltanto un organo fazioso che non risponde più alle esigenze per cui è stato fondato. È divenuto uno strumento pericoloso in grado di spostare il focus dai più bisognosi ai più convenienti. In questi giorni sta succedendo con le donne ciò che è successo negli anni passati con i rifugiati. Con milioni e milioni di profughi al mondo, con situazioni disastrose in Africa e in Asia, la Nazioni Unite sono state in grado i creare l’UNRWA – un organi che si occupa esclusivamente dei rifugiati palestinesi – nonostante vi fosse già l’UNHCR, che si occupa dei rifugiati di tutto il mondo. Questo vuol dire che una agenzia dell’Onu si occupa di 50MILIONI di persone, mentre un’altra ad hoc si occupa di 1milione di palestinesi.

Lo stesso sta avvenendo con le donne: nonostante le donne palestinesi non vertano in condizioni disastrose come accade per in altri paesi, sono state le uniche citate in un report annuale. E ancora, nonostante la povertà dipenda dalla gestione truffaldina e mafiosa delle autorità palestinesi, l’unico paese ad essere condannato è Israele. Tutto questo a discapito delle milioni di donne che davvero avrebbero avuto bisogno delle attenzioni e degli ausili della Comunità internazionale.

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