La frase choc contro Liliana Segre del leghista no vax

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La frase choc contro Liliana Segre del leghista no vax

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Liliana Segre è stata nuovamente attaccata in maniera ingiustificata e ignobile. Facciamo veramente fatica a scrivere l’ennesimo articolo di volgarità rivolte verso una persona che ha vissuto l’inferno di Auschwitz.

A colpire non è solo l’attacco in sé, ma quella apparente (?) volontà di ancorare la senatrice a vita nel campo di sterminio.

Come se Liliana Segre dovesse rimanere nel lager, senza possibilità di uscire. E invece, per fortuna, Liliana Segre è riuscita a sopravvivere fisicamente a quella maledetta esperienza di vita, voluta da chi decise che degli ebrei non doveva rimanere traccia.

Ma andiamo con ordine.

Liliana Segre ha sostenuto “dovere morale” la vaccinazione contro il Covid-19. Una posizione che può essere più o meno condivisa, ma non attaccata come ha fatto il leghista Fabio Meroni, che ha così scritto su Facebook “mancava lei, 75190”.

Senza nominarla mai, Meroni si è riferito alla Segre con il numero che i nazisti le tatuarono sulla pelle, simbolo della disumanità dei nazisti nei confronti degli internati nei lager.

Non un attacco generico, quindi, ma un attacco mirato e preciso dove fa più male. Per questo le scuse arrivate in maniera tardiva di Meroni, non possono bastare:

“In questo clima d’odio purtroppo anch’io mi sono lasciato coinvolgere e in modo totalmente sbagliato ho cercato di esprimere il mio pensiero. Voglio chiedere scusa alla senatrice Segre, che non intendevo in nessun modo offendere e se un giorno avrò l’onore di poterle parlare spiegherò personalmente il mio pensiero”.

Meroni avrebbe potuto controbattere rimanendo sull’argomento vaccini. E, invece, no. Ha cercato il numero con cui la Segre venne marchiata dai nazisti. Ha voluto colpire al cuore.

Perché le persone possono avere buone idee, mentre i numeri no.

Perché identificare una persona con un numero è quanto di più disumanizzante si possa fare.

Perché non è stato il clima d’odio a spingere Meroni all’attacco, non è stato l’impeto del momento (come se questo potesse giustificare la risposta).

L’attacco è stato ponderato, altrimenti come faceva Meroni a sapere l’esattezza del numero?

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