La questione degli ebrei riformati aumenta la distanza fra Israele e Stati Uniti

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Yoseph Fatucci
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Israele

La questione degli ebrei riformati aumenta la distanza fra Israele e Stati Uniti

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Il governo israeliano, sostenuto da due partiti ultra-religiosi, sta facendo nascere un pericoloso conflitto con i movimenti ebraici ritenuti troppo liberali che dominano la scena , religiosamente parlando, in America. Il rischio è di ampliare ulteriormente la spaccatura creatasi tra Stati Uniti e Israele nell’ ultimo periodo, emarginando un gran numero di ebrei americani.

La disputa costringe il premier israeliano Netanyahu a un delicato ruolo che lo vede contemporaneamente compiacere gli ebrei americani e placare i membri più ortodossi del suo governo. Proprio gli ebrei americani costituiscono la seconda comunità ebraica più grande al mondo e hanno costituito per decenni una fonte di incondizionato sostegno morale, lobbying, o pressione politica che dir si voglia, e raccolta fondi.

Mentre la maggior parte degli ebrei americani si identifica con i movimenti “reform” o “conservative”, quasi la totalità degli ebrei israeliani è ortodossa, movimento caratterizzato da leggi religiose più severe, e si conta un numero veramente esiguo di israeliani che aderiscono a movimenti più liberali. Queste tensioni tra le due più importanti comunità ebraiche del mondo sono presenti da molto tempo, ma sono state aggravate da una serie di comportamenti da parte di uomini nella coalizione attualmente al governo che hanno fatto di tutto per bloccare tentativi da parte di flussi liberali di ottenere importanza a livello politico.

“Israele non soddisfa gli standard di libertà religiosa che sarebbe lecito aspettarsi da una democrazia occidentale. Il fatto è che gli americani non sopportano più lo status di seconda classe dell’ebraismo liberale in Israele.” Ha scritto sul quotidiano israeliano Haaretz Rabbi Eric H. Yoffie, ex leader del movimento reform in America.

L’ attuale governo all’inizio di questo mese ha annullato riforme destinate a facilitare la conversione all’ ebraismo, rendendo vani tutti gli sforzi profusi per allentare la presa del movimento ortodosso israeliano. Netanyahu si trova in una situazione molto delicata: la sua coalizione è tenuta insieme da due fazioni ultra-ortodosse che avrebbero la facoltà di disgregare il governo se il premier perseguisse politiche non di loro gradimento. Allo stesso tempo, gli ebrei americani sono sempre più frustrati dalle politiche israeliane. Una grande inchiesta svolta dal 2013 ha dimostrato che sono ancora fortemente attaccati ad Israele, ma che sta svanendo il contatto con gli ebrei più giovani e con gli ebrei che non si identificano fortemente nell’ ebraismo.

I due movimenti, conservative and reform, hanno chiesto un maggiore riconoscimento per le loro pratiche religiose; in particolare a Gerusalemme, dove gli ultra-ortodossi controllano il muro del pianto, il luogo di preghiera più sacro del mondo ebraico. Si lamentano inoltre di discriminazioni, accusando Israele di garantire maggiori diritti al movimento ortodosso.

“Anche se ci sono differenti correnti religiose, noi siamo parte di un unico popolo e credo che questo è il messaggio che il governo israeliano –qualsiasi governo israeliano- deve inviare alla Comunità Ebraica americana” ha detto Tzipi Livni, un deputato appartenente al partito di opposizione a Netanyahu. Gettando benzina sul fuoco, il ministro degli affari religiosi del paese David Azoulay ha pubblicamente denigrato gli ebrei reform, affermando che non li considera ebrei. “Dal momento che un ebreo si dichiara reform, smettendo di seguire la legge ebraica, non posso più considerarlo come un ebreo” ha dichiarato.

Yedidia Stern, vice presidente dell’ Istituto Democratico Israeliano, ha detto “Gli ebrei della diaspora sono una risorsa strategica per Israele, il cui comportamento equivale a schiaffeggiare più e più volte gli ebrei americani”
Sembra che la questione continuerà ancora a lungo, e all’ orizzonte non sembra esserci una soluzione. Ciò che sembra certo è solo che fino a quando sarà al governo la coalizione presieduta da Neatanyahu e tenuta insieme dai due gruppi ultra-ortodossi, forse troppo potenti, non ci sarà un’ apertura verso le correnti religiose più liberali e il rapporto tra le due comunità più grandi del mondo peggiorerà sempre più.

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