La faida tra Hamas e Fatah rallenta la ricostruzione di Gaza

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Mario Del MonteEditor
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La faida tra Hamas e Fatah rallenta la ricostruzione di Gaza

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Con le accuse nei confronti dello Stato d’Israele, colpevole secondo Hamas e Fatah di aver ritardato l’invio dei fondi destinati alla ricostruzione di Gaza, l’organizzazione terroristica e l’autorità di governo dei palestinesi hanno potuto nascondere le loro responsabilità rispetto alla disastrosa situazione umanitaria nell’enclave costiera. A distanza di quasi un anno dall’Operazione Protective Edge la rivalità fra le due fazioni palestinesi si è inasprita sempre di più e le accuse reciproche stanno mettendo in dubbio l’abilità effettiva di lavorare insieme per migliorare le condizioni di vita della popolazione.

Durante il weekend Hamas, che detiene il potere a Gaza, ha fatto sapere attraverso il suo portavoce che il governo di Fatah nella West Bank ha ordinato diversi attentati nella Striscia per instaurare un regime di terrore nella popolazione. A sostegno di questa ipotesi Hamas ha rilasciato sul web una clip video in cui tre uomini confessano di aver tramato per colpire l’organizzazione terroristica palestinese. Inoltre il portavoce del Ministero degli Interni di Gaza, Iyad Bozum, ha aggiunto che Fatah avrebbe chiesto ai suoi sostenitori presenti nel territorio amministrato da Hamas di raccogliere informazioni sullo stato delle infrastrutture militari degli estremisti islamici. Da Ramallah sono prontamente arrivate le smentite seguite dall’accusa di aver estorto con la forza le confessioni dei tre uomini nel video e di voler distrarre l’opinione pubblica dai reali problemi di Gaza causati dall’amministrazione di Hamas.

La scorsa settimana le forze di sicurezza palestinesi nella West Bank avevano arrestato un numero imprecisato di sostenitori di Hamas come ritorsione per l’arresto di alcuni attivisti di Fatah a Gaza avvenuto circa un mese fa. In teoria le parti si erano impegnate a mettere da parte i problemi politici per mettere a punto la ricostruzione di Gaza, con un piano che prevedeva un governo di tecnici di Fatah supportato da Hamas. Questo governo di unità nazionale doveva sostituire l’attuale leadership di Hamas, al potere dal 2007 con un colpo militare. La realtà sul campo è però ben diversa e le due fazioni non sono riuscite a far funzionare l’accordo causando una paralisi del sistema politico che ha rallentato di molto i lavori per la ricostruzione.

Nonostante si cerchi in ogni modo di accusare Israele per le condizioni di vita della popolazione di Gaza, Hamas è il primo responsabile della situazione attuale: le azioni dell’organizzazione radicale islamica hanno portato alla chiusura del confine con l’Egitto e al divieto di introduzione nella Striscia di materiali edili da parte di Israele per paura che questi possano essere utilizzati per scopi militari. Il divieto (che permetteva lo stesso l’ingresso di cibo e medicinali) è stato rimosso a Ottobre e da quel momento sono arrivati a Gaza 91,000 tonnellate di materiali da costruzione, tutti generosamente offerti dallo Stato d’Israele.

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