I figli del Califfo

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Mario Del MonteEditor
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bambino terrorista isis siria

La follia dello Stato Islamico sembra non avere fine. In queste ore circola sui social media la foto di un ragazzino di non più di 14 anni alla guida di un camion imbottito di materiale esplosivo. Il suo nome dovrebbe essere Abu al-Hassan al-Shami e si crede sia uno dei due combattenti siriani che hanno compiuto una strage di soldati con un autobomba in Iraq nella città di Samarra, una delle poche ancora in mano all’esercito iracheno. Un tweet di un supporter dello Stato Islamico sembra confermare la versione: “Abu al-Hassan al-Shami il martire. La sua giovinezza non gli ha impedito di sostenere la sua religione.”

Si tratta dell’ennesima violenza da parte degli uomini di Al-Baghdadi che coinvolge minori. Dopo le atrocità commesse questa estate nei confronti di donne e bambini della minoranza yazida si è passati al reclutamento di ragazzi in età preadolescenziale. L’arruolamento avviene tramite campeggi in stile boy scout dove vengono addestrati all’uso delle armi da fuoco e al combattimento corpo a corpo.

Human Right Watch sostiene che non sono i familiari a spingere questi ragazzi ai “Cub Camps” ma la propaganda ideologica portata avanti dagli attivisti dello Stato Islamico sia sui social network che nelle strade delle città sotto il loro controllo. Soprattutto il vederli sfilare in divise militari e armati fino ai denti costituisce una forte attrattiva per i ragazzini senza speranza di Siria e Iraq.

Oltre ai corsi di addestramento militare lo Stato Islamico istruisce i propri ragazzi attraverso corsi religiosi che insegnano la Sharia. Chi sceglie di non combattere può lavorare come cuoco, fare la guardia nelle sedi o fare la spia riguardo eventuali violazioni da parte dei concittadini.

Non è possibile dire con certezza quanto sia ampio lo sfruttamento di minori da parte degli uomini del Califfato ma tutte le ONG che vivono sul campo il conflitto siriano affermano di essersi più volte imbattute in combattenti molto giovani. Il loro arruolamento è dovuto soprattutto alla volontà di volersi assicurare una fedeltà “a lungo termine”, un esercito di devoti guerriglieri che vedono nell’ideologia dello Stato Islamico l’unico modo di vivere.

Naturalmente non si tratta della prima volta che vediamo dei bambini sfruttati da movimenti terroristici: Boko Haram, Hamas, Al Nusra sono solo alcuni dei tanti nomi dell’universo jihadista che si servono di ragazzini per compiere azioni terribili, ciò che colpisce è la trasparenza con cui viene condotto il reclutamento da parte dell’Isis.

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