Etichettatura dei prodotti: al via la campagna di risposta israeliana

Netanyahu pronto a rispondere singolarmente a ogni paese che aderisce all'iniziativa

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Mario Del MonteEditor
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Etichettatura dei prodotti: al via la campagna di risposta israeliana

Netanyahu pronto a rispondere singolarmente a ogni paese che aderisce all'iniziativa

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mogherini netanyahu

Dopo alcuni giorni di silenzio, dettato anche dai tragici attentati terroristici di Parigi, Israele inizia la sua battaglia contro la decisione dell’Unione Europea di etichettare i prodotti provenienti dalla West Bank, da Gaza e dalle Alture del Golan. Le prime misure verranno prese nei confronti dei 16 paesi che hanno dato la spinta iniziale all’etichettatura lo scorso Aprile: Regno Unito, Spagna, Francia, Danimarca, Irlanda, Croazia, Malta, Olanda, Svezia, Portogallo, Slovenia, Italia, Lussemburgo, Austria, Belgio e Finlandia.

Secondo Ynet il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe già comunicato a Federica Mogherini, capo della diplomazia europea, che questa decisione danneggerà i rapporti tra Israele e l’Unione Europea.

Con molta probabilità verranno prima individuati i paesi con cui Israele ha dei buoni rapporti, ad esempio Italia e Olanda, verso cui verranno emanate disposizioni meno forti rispetto a quelle previste per le nazioni come Irlanda e Svezia i cui rapporti con Israele sono da tempo freddi.

Tra le mosse a disposizione di Netanyahu ci sono la rivalutazione del ruolo dell’Unione Europea nel contesto del processo di pace, la convocazione dei 16 ambasciatori al Ministero degli Esteri per un rimprovero ufficiale e una restrizione degli incontri fra gli ambasciatori e i rappresentanti dello Stato d’Israele, ovvero verranno permessi colloqui solo con lo staff di basso livello all’interno del governo israeliano. Tutto questo diminuirà l’influenza degli ambasciatori e del loro ruolo in generale. Anche le visite dei rappresentanti esteri verranno limitate escludendo incontri con Netanyahu e con il Presidente Rivlin. Inoltre il governo potrebbe decidere di limitare le visite delle delegazioni estere a Gaza e nella West Bank o, in alcuni casi, di negarle del tutto.

Altra possibilità nelle mani del governo israeliano è quella di permettere solo certi progetti europei nella Striscia di Gaza o in West Bank. Progetti che per l’Unione Europea sono molto importanti in quanto costituiscono la loro unica presenza in determinati territori e sono una fonte di influenza nei confronti della popolazione palestinese. Molti di questi progetti necessitano del supporto israeliano per funzionare ed è plausibile che Netanyahu escluda quelli considerati poco favorevoli.

Infine c’è la misura considerata più importante sia da Israele che dall’Unione Europea: la riduzione o il rinvio del dialogo fra le parti, in termini meno tecnici Israele potrebbe sospendere le importanti discussioni in cui l’Europa chiede pareri sul terrorismo internazionale, sulle strategie militari e su altre importanti questioni come la crisi dei migranti.

E’ chiaro però che ci sarà una valutazione paese per paese ed ogni passo sarà attentamente valutato prima di essere intrapreso. “Israele non ha alcuna intenzione di danneggiare i propri interessi e la diplomazia non funziona come la matematica. Faremo ciò che è necessario per far arrivare il messaggio senza farci del male” racconta un anonimo funzionario del governo israeliano a Ynet.

Nel frattempo l’ambasciatore dell’UE in Israele, Lars Faaborg-Andersen, ha dichiarato che la decisione non comporterà un completo boicottaggio di Israele in Europa e si è detto shockato dai parallelismi con la Germania degli anni ’30 reputando tutto ciò una distorsione della storia e una minimizzazione dei crimini nazisti. Per Faaborg-Andersen Netanyahu è realmente intenzionato a dare una chance alla soluzione a due Stati, l’etichettatura sarebbe solo una garanzia che nei prossimi mesi non vengano permessi nuovi insediamenti israeliani in West Bank, considerati dall’Unione Europea un significativo e cruciale problema nel processo di pace.

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