Corte Penale Internazionale, un boomerang per i palestinesi

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Yoram DebachEditor
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Medio Oriente

Corte Penale Internazionale, un boomerang per i palestinesi

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Shurat HaDin è un’organizzazione israeliana non governativa che combatte il terrorismo nelle aule di tribunale. Composta da avvocati che fanno capo a Nitsana Darshan-Leitner, fondatrice della Ong, si prefigge l’obiettivo di promuovere i diritti civili perseguendo i criminali in ogni angolo del pianeta.
Per fare un esempio, lo scorso aprile ha fatto sequestrare un palazzo a Manhattan del valore di 500 milioni di dollari appartenente ad una società di comodo riconducibile alla Repubblica Islamica dell’Iran colpevole del duplice attentato suicida del 1997 a Gerusalemme che ha coinvolto cinque famiglie israeliane.

In questi giorni in cui si è appresa la notizia che il Presidente palestinese Abu Mazen/Mahmoud Abbas vuole aderire alla Corte Penale Internazionale, Darshan-Leitner ha così commentato: “Abbas e Hamas credono che la CPI sia un’arma contro Israele e credono che i crimini dei leaders palestinesi contro il proprio popolo e gli attacchi terroristici contro i civili israeliani rimangano impuniti. Tutti i membri dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina e i leaders di Hamas devono capire che la Corte Penale Internazionale è un’arma a doppio taglio e che i loro anni di omicidi, terrorismo e odio saranno presto messi sotto accusa in tribunale”.
Infatti la scorsa settimana Shurat HaDin ha presentato tre denunce con l’accusa di crimini di guerra e violazione dei diritti civili contro Jibril Rajoub, Majid Faraj e Rami Hamdallah rispettivamente il vice di Abu Mazen responsabile del lancio di razzi dell’ala armata di Fatah durante l’Operazione Margine di Protezione della scorsa estate; il capo dell’intelligence palestinese e il Primo Ministro palestinese questi ultimi accusati di favoreggiamento di abusi e torture contro i civili palestinesi perpetrati dagli apparati governativi palestinesi.

abu mazen

La Corte Penale Internazionale è autorizzata a esercitare la sua giurisdizione per tutti gli atti commessi dai cittadini degli Stati che vi aderiscono, ma dato che i tre hanno il passaporto giordano e che la Giordania è un membro aderente dal 2002, la Ong israeliana ha tutte le carte in regola per procedere da subito. Spiega Darshan-Leitner: “La leadership palestinese gioca col fuoco, l’Autorità Palestinese può presentare denunce per gli atti commessi dalla data di adesione alla Corte, Abbas può fare denunce dagli eventi futuri e non per episodi retroattivi.” Che smacco per il politico più impopolare della storia palestinese che nella sua lettera di adesione firmata il 31 dicembre scorso riconosceva l’autorità della Corte dal 13 giugno 2014, periodo in cui l’esercito israeliano cercava Eyal, Gilad e Naftalì nelle case dei palestinesi in Cisgiordania e che Abbas voleva includere tra le azioni che violavano i diritti umani contro gli israeliani.
Attendiamo gli sviluppi considerando che tutta la leadership palestinese ha la cittadinanza giordana e può essere trascinata in tribunale per tutti gli abusi ed azioni di terrorismo dal 2002 in poi compresa quindi la Seconda Intifada.

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