Cisgiordania e i Territori “Occupati”: l’iniziativa di David Friedman per una terminologia più appropriata

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Niram Ferretti
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Israele, Medio Oriente

Cisgiordania e i Territori “Occupati”: l’iniziativa di David Friedman per una terminologia più appropriata

David Friedman, il neo ambasciatore Usa a Gerusalemme ha chiesto al Dipartimento di Stato di cessare l’uso del termine “occupazione” relativo alla Cisgiordania. Per il momento il Dipartimento di Stato, da tempo un feudo fortificato obamiano, e precedentemente sempre ostile a Israele, ha risposto picche, tuttavia hanno comunicato che la questione sarà discussa presto, segno che forse qualcosa inizia a muoversi nelle sfere alte.

Va detto subito, a scanso di equivoci, l’offensiva che da cinquanta anni si combatte contro Israele è un’offensiva sostanzialmente lessicale, cioè propagandistica, in cui la realtà dei fatti è stata sostituita, come in tutti gli apparati propagandistici, dalla fiction.

Goebbels che se ne intendeva assai bene di protocolli propagandistici lo chiariva programmaticamente, “La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.

“Occupazione” è un termine che manda in fibrillazione tutti gli avversatori e demonizzatori di Israele perché suggerisce che l’esercito israeliano che si trova in Cisgiordania occuperebbe territori che appartengono ai palestinesi. La vulgata degli ebrei ladri di terra è irresistibile, sollucchera, riporta alla memoria altre accuse del passato, criminalizzazioni passate alla storia: avvelenatori di pozzi, profanatori di ostie, sacrificatori di bambini, deicidi. Il repertorio nero antisemita ruota da secoli intorno a poche ma ben rodate idee. Per quanto riguarda i territori “occupati” la realtà è un’altra.

I territori della Cisgiordania o Giudea e Samaria, questo il loro nome storico, non hanno alcun detentore sovrano essendo passati dopo la fine dell’impero Ottomano agli inglesi per il periodo del Mandato sulla Palestina. Di seguito, nel 1922, il Mandato stabilì inequivocabilmente che gli ebrei avrebbero potuto dimorare in tutti i territori a occidente del fiume Giordano. Il testo del Mandato fu fatto proprio dalla allora Società delle Nazioni, l’ONU odierno, e non è mai stato abrogato nelle sue disposizioni generali.

Nel 1948, a seguito della guerra che gli arabi intentarono a Israele allo scopo di annientarlo, la Giordania invase i territori, cacciò da essi gli ebrei presenti e nel 1951 se li annesse abusivamente fino al 1967 quando, a seguito della Guerra dei Sei Giorni, Israele li catturò.

Da allora esiste sui territori una presenza militare israeliana, nello specifico, dopo gli Accordi di Oslo del 1993-95, soprattutto l’Area C. L’Area A, come è noto, è sotto piena sovraintendenza palestinese mentre l’Area B è a sovraintendenza mista. Solo l’Area C è di pieno controllo israeliano.

Si può dunque parlare di “presenza militare”, di “vigilanza”, di “tutela territoriale”, ma certo non di occupazione nel senso distorto che è stato promosso negli ultimi cinquanta anni, ovvero di presenza abusiva su un territorio conculcato ai suoi legittimi possessori, come è stato il caso, per esempio dell’occupazione nazista su buona parte dell’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale (ma molti altri casi si possono citare).

Dunque, sostituire nei documenti ufficiali il termine, smascherarne il suo uso strumentale e prettamente ideologico-politico, se mai accadrà, sarà un grosso passo avanti.

Sono le parole, false o vere, che plasmano la realtà. Il linguaggio della menzogna ha unicamente lo scopo di deformarla.

 

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