Un Natale di speranza

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Un Natale di speranza

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In questa vigilia di Natale il nostro pensiero va a tutti i fedeli di religione Cristiana che vivono in quei luoghi in cui sono perseguitati e non hanno la possibilità di passare le feste con la dovuta serenità che a noi sembra scontata. Iraq, Siria, Nigeria, Pakistan, Iran ed altri paesi del Medio Oriente e dell’Africa sono diventate località ad uso e consumo della sola maggioranza musulmana, mentre le altre etnie saranno costrette a vivere la loro solenne ricorrenza in una situazione tesa ed incerta.

Le notizie che giungono dai territori in mano ai fondamentalisti dello Stato Islamico sono terribili: proprio ieri l’International Business Time ha pubblicato un documento rilasciato dal Califfato di Al-Baghdadi in cui vengono elencate sette leggi a cui i fedeli Cristiani della città di Raqqa dovranno sottostare. Si va dal divieto di praticare la religione in pubblico a quello di costruire nuove chiese o di riparare quelle danneggiate. Inoltre sarà espressamente vietato cercare di convincere qualcuno a non convertirsi all’Islam, recitare preghiere con un tono di voce tale che un musulmano possa sentirle, mostrare croci e farsi beffe della religione del profeta Maometto. Integrato a questo documento è presente un comunicato a chiunque tenti di aiutare l’aviazione americana nel localizzare le postazioni dell’Isis che ciò è da considerarsi tradimento e verrà punito con la morte. Già tre uomini sono stati accusati di collaborare con la coalizione internazionale e sono stati immediatamente giustiziati.

Proprio oggi il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha visitato il campo profughi di Bahrka, situato a circa quaranta minuti da Erbil, ospitante più di tremila profughi scappati da Mossul. Il ministro ha incontrato un gruppo di bambini che seguivano una lezione ed ha espresso preoccupazione per l’avvicinarsi dell’inverno che molto probabilmente peggiorerà le condizioni di vita già disastrose dei rifugiati.

Non si profila un Natale pacifico neanche per i Cristiani in Nigeria dove opera l’organizzazione terroristica Boko Haram. Negli ultimi 3 anni il 25 Dicembre per chi vive in questa terra è un ricordo da cancellare: nel 2011 tre chiese saltarono in aria con un bilancio di più di 100 morti, nel 2012 invece ci furono alcune irruzioni armate in varie chiese con un bilancio di 12 vittime da sommare ad altri 15 Cristiani uccisi nel sonno, infine lo scorso anno quando, seppure non vennero registrati decessi durante il Natale, nei giorni successivi un’attentato terroristico colpì 12 persone ad un matrimonio fra Cristiani.

Inoltre segnali di tensione si registrano anche in Pakistan, Indonesia, Iran e Centrafrica dove le autorità hanno alzato il livello di attenzione per prevenire possibili attentati verso chiese ed altri luoghi di culto. In particolare le messe di mezzanotte del 24 e del 31 Dicembre sono state evidenziate come possibili eventi a rischio.

Un’unica buona notizia sembra giungere dall’Egitto dove già dallo scorso anno, a causa della caduta dei Fratelli Musulmani, i Cristiani Copti sono liberi di festeggiare il loro Natale, considerato festa nazionale, il 7 Gennaio nella grande cattedrale del Cairo.

Sebbene tutto questo ci lascia pensare che la tradizionale narrazione del Natale come momento magico sia solo una favoletta che ci raccontiamo noi Occidentali, Progetto Dreyfus augura a tutti i perseguitati del mondo, di qualsiasi religione e credo politico, un sereno Natale, con la speranza di non dover leggere brutte notizie nei prossimi giorni.

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