Siria e Iraq nel caos, l’Occidente si dà appuntamento a Parigi per una conferenza anti-ISIS

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Siria e Iraq nel caos, l’Occidente si dà appuntamento a Parigi per una conferenza anti-ISIS

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Circa diciassettemila uomini provenienti da novanta paesi diversi, è questa la stima dei cosiddetti foreign fighters che ingrossano le fila dell’esercito dello Stato Islamico in Siria e Iraq. Il loro leader, Abu Bakr al-Baghdadi, sarà soddisfatto dei risultati ottenuti dal suo appello alla Jihad per tutti i musulmani sunniti del mondo. Non si tratta solo di soldati da sacrificare ma anche di amministratori, dottori, ingegneri, di donne che educhino i propri figli alla ferrea dottrina salafita. “Tutti possono contribuire alla causa” racconta un canadese arruolatosi in Siria in un videoclip destinato al reclutamento.

Sembravano sull’orlo del fallimento e invece sono tornati di nuovo a preoccupare l’Occidente conquistando Ramadi, una delle più grandi e popolate città irachene, e Palmyra, patrimonio UNESCO per le sue rovine di duemila anni fa che ora i jihadisti minacciano di distruggere come hanno fatto con Nimrud. Fra loro ci sono reduci dei conflitti di tutte le guerre combattute negli ultimi venti anni e ragazzi senza esperienza ma pronti a morire per la loro fede. La preoccupazione più grande per tutti i governi occidentali è quella di vederli tornare indietro per compiere terribili attentati come quelli di Gennaio a Parigi.

Anche Osama Bin Laden, forse il jihadista più famoso nell’immaginario collettivo, cominciò la sua carriera come foreign fighter combattendo con i Talebani in Afghanistan negli anni ’80. Oggi ci sono tanti piccoli Bin Laden che attendono con ansia il momento di colpire gli infedeli occidentali. Le autorità tedesche hanno recentemente evidenziato il nodo centrale del problema: non esiste un profilo tipico del foreign fighter, gli unici tratti che si potrebbero definire comuni sono l’età compresa fra i venti e i trenta anni e la facilità con cui vengono impressionati dalla violenza del Califfato.

Nel frattempo i grandi della Terra hanno organizzato per il 2 Giugno una conferenza a Parigi per discutere del problema ISIS. Parteciperanno fra gli altri il Segretario di Stato americano Kerry, il Primo Ministro iracheno al-Abadi, e i Ministri degli Esteri di ventiquattro paesi diversi. L’incontro servirà a stabilire i prossimi passi della Coalizione Internazionale che fornisce supporto aereo all’esercito regolare iracheno e a fare il punto della situazione sul fronte diplomatico guidato dall’inviato speciale dell’ONU, l’italiano Staffan De Mistura, impegnato questo mese in colloqui con tutte le parti coinvolte nel conflitto siriano, compreso il governo di Assad. Nonostante i più di tremila raid aerei la Coalizione formata da più di sessanta paesi non è riuscita a fermare l’avanzata dello Stato Islamico, forse a causa del fatto che solo in dodici hanno preso parte attivamente con la propria aeronautica militare. La conferenza di Parigi sarà un’ottima occasione per ridiscutere i ruoli di ognuno ma sicuramente non verrà presa in considerazione l’idea di schierare truppe di terra.

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