Palestinese accusato di essere una spia israeliana giustiziato dall’ISIS

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Palestinese accusato di essere una spia israeliana giustiziato dall’ISIS

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Lo Stato Islamico ha rilasciato un nuovo video contenente l’esecuzione di un palestinese originario di Gerusalemme Est da parte di un ragazzino, che probabilmente non ha più di dodici o tredici anni, in seguito all’accusa di essere una spia per conto del Mossad. Nella clip di 13 minuti diffusa sul web i jihadisti affermano che tra le fila dell’esercito di al-Baghdadi si nascondono anche altre persone che lavorano per l’intelligence israeliana.

La vittima è il ventenne Muhammad Said Ismail Musallam, anche lui vestito con una tuta arancione che ricorda quella dei prigionieri di Guantànamo come tutti gli ostaggi uccisi dal gruppo islamista operante in Siria e Iraq che per colpire emotivamente il pubblico questa volta utilizza barbaramente un ragazzo molto giovane. Nel video compare anche un altro uomo che in lingua francese accusa e insulta gli ebrei, minaccia di attaccare lo Stato d’Israele e loda le azioni di Amedy Coulibaly, l’attentatore di Portes de Vincennes che lo scorso Gennaio ha ucciso quattro persone di religione ebraica in un supermercato kosher.

“Ebrei! Allah ci ha donato la possibilità di uccidere i vostri seguaci nella vostra roccaforte di Parigi. Qui nello Stato Islamico ci sono i giovani leoni del Califfato!” grida l’uomo indicando un gruppo di bambini che si addestrano al combattimento, “Uccideranno l’inviato degli stolti del Mossad arrivato qui per spiare i segreti dei mujahidin e dei musulmani. Lo Stato Islamico, con il permesso di Allah,  libererà Gerusalemme dalla vostra sporcizia. Oggi vi diciamo che la guerra di conquista islamica è cominciata e gli ebrei sono atterriti dalla nostra promessa.”

Il video continua con la lettura di una lista di nomi di persone accusate di essere spie del Mossad che lo Stato Islamico ha condannato a morte incitando tutti i musulmani ad assassinarli una volta trovati. La parte introduttiva all’esecuzione è dedicata all’intervista diffusa a Febbraio dalla rivista ufficiale dell’ISIS Daqib in cui Musallam descrive il suo reclutamento nel Mossad e viene mostrato il suo passaporto israeliano. Il portavoce dello Shin Bet ha però negato che l’uomo sia stato inviato ufficialmente dallo Stato d’Israele affermando che l’uomo ha lasciato il paese il 24 Ottobre di sua iniziativa passando prima per la Turchia dove ha attraversato il confine con la Siria e si è unito alle milizie nere del Califfato.

Nel frattempo alcune agenzie di stampa hanno contattato la famiglia di Musallam che ha negato qualsiasi collegamento con il Mossad affermando invece che il ragazzo li aveva contattati dalla città di Raqqa manifestando un certo pentimento per aver scelto di unirsi ai tagliagole vestiti di nero e una forte volontà di tornare a casa. Il padre, Said, è andato su tutte le furie quando ha sentito parlare del Mossad, chiedendo ai giornalisti se sia possibile che a un ragazzo così giovane e senza nessuna esperienza venga affidato un incarico così importante. Secondo Said per il figlio l’impatto con la realtà dello Stato Islamico è stato molto diverso da ciò che si aspettava e solo due mesi dopo l’arrivo in Siria aveva tentato di tornare in Turchia ma era stato fermato ad un posto di blocco e sbattuto immediatamente nella prigione di Tell Abyad dove è stato forzato a confessare di essere un agente del Mossad.

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