Open Doors: l’indice delle persecuzioni contro i cristiani nel mondo

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Open Doors: l’indice delle persecuzioni contro i cristiani nel mondo

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mappa persecuzioni cristiani

L’associazione protestante Open Doors ha recentemente stilato l’annuale indice mondiale della persecuzione dei cristiani. Se si confrontano i dati con gli anni precedenti ci si può accorgere come i numeri siano in costante crescita: nel 2012 sono stati assassinati circa 1,200 cristiani per la loro fede religiosa, il rapporto 2014 invece vede più di 4,000 omicidi. Cifre impietose legate soprattutto agli stravolgimenti geopolitici in Medio Oriente dove i partiti religiosi radicali e le organizzazioni terroristiche islamiche non hanno trovato società in grado di contrastarli.

La lista, che potete trovare qui, elenca 50 paesi avversi ai cristiani e in cui non è possibile praticare liberamente la propria fede. Ad ogni nazione è assegnato un colore che indica il grado di violenza religiosa: si va da persecuzione sporadica a persecuzione totale passando per altri 2 livelli intermedi. Cliccando su ogni Stato si può accedere a una scheda con le cause dei soprusi ed i modi in cui sono perpetrati.

L’indice segnala come maggiori fonti di persecuzione l’estremismo islamico e i regimi politici ostili alle religioni. Ciò è largamente dovuto agli ultimi avvenimenti in Iraq e Siria dove i miliziani dello Stato Islamico stanno mettendo a punto una sistematica caccia all’uomo nei confronti delle minoranze non musulmane, alcune delle quali sono quasi condannate all’estinzione. I 2 paesi, controllati in molte zone dai terroristi di Al-Baghdadi, si classificano rispettivamente terzo e quarto nella classifica mondiale ma sono primi nella martoriata area mediorientale, quella con la più alta concentrazione di nazioni avverse ai cittadini di fede cristiana, precedendo Afghanistan, Iran e Pakistan in cui gli abusi si concentrano soprattutto verso chi ha abbandonato la religione islamica per convertirsi. L’unico Stato della zona in cui non si segnalano violenze è Israele mentre gli altri sono quasi tutti considerati luoghi con persecuzione totale. Pur non essendo uno Stato, anche i territori palestinesi (comprendenti sia i territori sotto il controllo di ANP che Gaza) vengono menzionati e sono addirittura fra quelli che hanno subito il maggiore incremento delle violenze nel 2014, passando dalla posizione 34 alla 26, a causa del dilagante radicalismo religioso in Cisgiordania e della sempre maggiore influenza di Hamas anche fuori dalla Striscia di Gaza.

Nell’ultimo anno però l’estremismo islamico ha perso quella connotazione esclusivamente mediorientale per via della sua diffusione in Africa, soprattutto nella regione settentrionale. La Somalia ne è un drammatico esempio: la mancanza di un governo effettivo ha reso il territorio estremamente fertile per le violenze di tipo tribale dei clan e di tipo religioso da parte dei terroristi islamici di Al-Shabaab. La situazione sembra precipitare anche in Sudan, Eritrea, Libia e soprattutto Nigeria, le cui regioni del Nord-Est sono ormai sotto il controllo di Boko Haram, organizzazione terroristica che ha come obiettivo l’instaurazione di un califfato simile a quello dello Stato Islamico di Siria e Iraq. Divenuta famosa per il rapimento di alcune studentesse, Boko Haram ha recentemente compiuto una strage di almeno 2000 persone nei pressi di Baga e una serie di attentati al confine con il Camerun.

Lo Stato che da 13 anni detiene il primo posto di questo terribile indice è la Corea del Nord in cui l’unico culto ammesso è quello della personalità del leader Kim Jong-Un. Chiunque sia coinvolto in attività religiose non autorizzate è soggetto a arresti, torture ed esecuzioni sommarie oppure è costretto a fuggire con il divieto di tornare in patria. I cristiani imprigionati o costretti ai lavori forzati in Corea del Nord sono stimati tra i 50,000 e i 70,000 ma a causa delle pochissime informazioni che trapelano dal regime di Pyongyang è possibile che le cifre siano maggiori.

Rispetto agli scorsi anni le maggiori novità consistono nel fenomeno dei rifugiati in fuga dalle persecuzioni e nella presenza nella lista di paesi come Messico, Turchia e Azerbaigian. Il problema dei profughi pone poi una grande sfida per i paesi che li accolgono e ridisegna in modo drastico la geografia delle religioni a livello mondiale. Secondo le stime di Open Doors gli omicidi di cristiani per ragioni strettamente collegate alla fede sono 4.344 mentre le chiese distrutte,bruciate o attaccate sono 1.062. Il 2014 si conferma orribile dal punto di vista della tolleranza religiosa e le prime notizie di questo nuovo anno non fanno sembrare che la tendenza si invertirà a breve.

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