Obama ci rinuncia: nessun negoziato fra Israele e palestinesi fino alla fine del suo mandato

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Obama ci rinuncia: nessun negoziato fra Israele e palestinesi fino alla fine del suo mandato

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Obama Netanyahu

Il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha escluso la possibilità che vengano riavviati i colloqui di pace fra israeliani e palestinesi prima che il suo mandato termini nel 2016. Lo ha fatto sapere ieri il vice consigliere per la sicurezza nazionale Ben Rhodes parlando alla stampa. Sempre secondo Rhodes in questo momento Obama non vede nessuna possibilità di realizzare la famosa soluzione a due Stati e questa non sarà oggetto di discussione durante l’incontro fra il Presidente americano e Benjamin Netanyahu che avverrà fra qualche giorno a Washington.

Secondo il consigliere sia i tentativi diretti che quelli indiretti sono naufragati a causa dei leader delle due parti che non avrebbero fatto quei passi necessari per gettare le basi per un compromesso. Per questo Obama non cercherà di fare pressioni sul Premier israeliano per ottenere concessioni ma gli esporrà il suo piano per fermare l’ondata di violenza che ha investito recentemente Gerusalemme e la West Bank.

L’idea di Obama è quella di creare un clima di fiducia reciproca per allentare la tensione e fermare l’incitamento alla violenza. In ogni caso ci si aspetta che sarà Netanyahu a spiegare quali passi intende intraprendere per calmare la piazza palestinese. Per Obama il nemico numero uno della pace restano gli insediamenti ebraici in West Bank che vengono visti come un ostacolo verso il raggiungimento di un accordo. Si tratta della prima volta dal dopo Clinton che un’amministrazione americana non considera la pace fra israeliani e palestinesi una priorità.

Ci si aspetta inoltre che durante l’incontro verrà annunciato il nuovo accordo sugli aiuti militari con cui gli Stati Uniti rinnoveranno il loro piano decennale aumentando l’ammontare delle risorse destinate alla difesa dello Stato d’Israele da 30 a circa 50 miliardi di dollari. Fra questi aiuti militari ci saranno 33 jet F-35, un nuovo tipo di munizioni più precise, e alcuni sistemi di difesa missilistica che dovrebbero rassicurare Israele nonostante il progressivo riarmo dei suoi vicini. In particolare gli F-35 sarebbero in grado di contrastare i missili S-300 che l’Iran potrebbe ottenere dalla Russia e, visto il netto rifiuto nei confronti degli Stati Arabi del Golfo, Israele sarebbe così l’unico alleato degli USA in quella zona ad ottenere uno strumento di guerra così potente. Inoltre secondo alcuni analisti internazionali Netanyahu sarebbe sul punto di richiedere delle munizioni in grado di penetrare i bunker che proteggono le strutture del programma nucleare iraniano ma finora Obama si è sempre detto contrario a questa possibilità ponendo di fatto un veto a qualsiasi azione militare israeliana contro Teheran.

Proprio l’Iran sarà sicuramente uno dei temi più scottanti nell’incontro fra i due leader. Il rapporto fra i due si è deteriorato rapidamente con l’ostilità manifestata dal Premier israeliano nei confronti del patto sul nucleare iraniano. Ora che l’accordo è cosa fatta è possibile una riconciliazione e le parti potranno coordinarsi sia sulle implicazioni pratiche del Joint Plan of Action che sulle possibili minacce poste da un Iran che grazie alle nuove risorse economiche potrebbe sentirsi incoraggiato a commettere qualche violazione.

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