Lo Stato Islamico: il rapporto con i media e la sua modernità

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Lo Stato Islamico: il rapporto con i media e la sua modernità

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pilota giordano

Il video del pilota militare giordano, Muath al Kaseasbeh, bruciato vivo dallo Stato Islamico ha colpito duramente le coscienze di noi Occidentali. Ogni volta che gli uomini di al Baghdadi sembrano aver toccato l’apice della brutalità, un nuovo video mostra quanto in basso può cadere l’umanità quando il virus dell’ideologia la contagia. Daesh sta provando ad alzare la posta in palio sempre di più e azioni come questa aiutano la loro azione di propaganda.

Muath era stato già ucciso intorno al 3 Gennaio, cioè un mese prima che la clip di 22 minuti venisse rilasciata dai media al servizio dello Stato Islamico. La pantomima inscenata la scorsa settimana, con cui veniva richiesto lo scambio del pilota con la terrorista Sajida al Rishawi detenuta in Giordania, serviva solo a creare l’atmosfera giusta per il lancio del video. Un’operazione di marketing in stile hollywoodiano a cui i terroristi ci hanno ben abituato grazie al loro sapiente uso di scenografie, simboli e inquadrature che poco hanno a che fare con il “ritorno al Medioevo” di cui i giornali nostrani parlano in relazione ai crimini dell’ISIS. In realtà grazie alla propaganda attraverso i social media e al complesso lavoro di produzione, sceneggiatura e distribuzione delle riprese delle esecuzioni, al Baghdadi e i suoi si sono mostrati molto più moderni di quello che si pensa.

Più sono raccapriccianti le loro azioni più attenzione ricevono, sia da chi inorridisce sia da chi invece li esalta. Ogni volta che figure istituzionali, come Primi Ministri e Presidenti di Stati importanti, rispondono ai loro video, i terroristi dello Stato Islamico ricevono legittimazione e probabilmente anche la sensazione di essere attori importanti sulla scena internazionale. Il rifiuto dei valori Occidentali è in parte negato dal prendere in prestito gli strumenti propagandistici del cinema e dei media che fanno parte della vita quotidiana di un cittadino italiano, americano o francese, ma permette ai giovani immigrati musulmani di sentirsi parte di un progetto ambizioso: riunire tutta la Umma (comunità di fedeli) sotto la bandiera del Califfato, vendicarsi di secoli in cui le potenze straniere hanno fatto il bello e il cattivo tempo nelle terre dell’Islam. La brutalità del video ha proprio l’obiettivo di reclutare giovani Jihadisti a distanza ed è anche un messaggio molto forte alle altre nazioni arabe perché è un’umiliazione per la Giordania, che vede morire uno dei suoi figli in modo così barbaro, e funge da avvertimento per tutti gli Stati musulmani che partecipano alla Coalizione Internazionale guidata dagli USA.

Nel frattempo il sito Itstime riporta che sul web comincia a circolare il primo libro a cura del Califfato. The Islamic State non solo offre ai propri lettori uno sguardo sull’ideologia portante, ma tratta anche temi su cui i media internazionali si sono meno focalizzati che sembrano molto rilevanti nella costruzione di un vero e proprio Stato: viene descritta la catena di comando, si informa che verrà coniata una nuova moneta e soprattutto vengono mostrati tutti quei servizi pubblici, come trasporti, educazione e sanità, che lo Stato Islamico offrirà ai propri sudditi. Il libro è un modo per riunire tutti i contenuti sull’ISIS che sono sparsi per il web, in questo modo il Califfato può presentare ai propri sostenitori il ritratto completo di uno Stato con cui le altre nazioni devono necessariamente confrontarsi.

 

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