ISIS e Corte Penale Internazionale: il tradimento di Norimberga

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

ISIS e Corte Penale Internazionale: il tradimento di Norimberga

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Il procuratore della Corte Penale Internazionale Fatou Bensouda ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni relative alle atrocità commesse dallo Stato Islamico in Siria. “Sono giunta alla conclusione che non ci sono le basi giurisdizionali per aprire un’indagine preliminare su questa situazione perché è ancora troppo ristretta in questa fase”, parole che sembrano smentire l’originale aspirazione della Corte Penale Internazionale di seguire l’esempio storico fornito dal tribunale che nel ’45-’46 ha giudicato i criminali nazisti a Norimberga.

Quella corte incriminò l’intero partito nazista per terrorismo, operazione che fece da base per la politica di denazificazione degli alleati. Programmi simili vengono oggi chiamati “deradicalizzazione” e vengono utilizzati per combattere tutte le sigle terroristiche che minacciano le società libere: non solo ISIS ma anche Al Qaeda, Hezbollah, Hamas e Al-Shabaab. Gli Stati che finanziano e armano questi movimenti, nello specifico Iran e Qatar, non hanno mai firmato o ratificato lo Statuto della CPI. L’Iran in ragione del contrasto fra lo Statuto e la Sharia, la legge coranica, sul tema delle torture, il Qatar per protesta contro il mandato d’arresto emesso dalla Corte nei confronti di Omar Bashir, Presidente del Sudan e responsabile del genocidio nel Darfur.

Nel 2004 il Wiesenthal Center ha prodotto una Convenzione sul Terrorismo Suicida, la modalità più diffusa e più costosa in termini di vite tra quelle utilizzate dall’estremismo islamico. La Convenzione è riuscita nell’arduo compito di individuare tutti i passi della “catena alimentare” del terrorismo: indottrinamento, reclutamento finanziamento, formazione, inserimento, glorificazione e, infine, martirio sono i vari livelli che compongono questa catena i cui appartenenti sono da reputarsi tutti complici allo stesso modo. La Convenzione venne approvata da Papa Giovanni Paolo II e fu accolta positivamente da molti Ministri e Presidenti in carica in quel momento per poi essere abbandonata rapidamente. Solo il Parlamento australiano, in seguito all’attentato di Bali le cui vittime erano in prevalenza australiani, l’ha approvata tramite una mozione. L’obiettivo era quello di coinvolgere tutti gli individui della catena del terrore per permettere all’Interpol di emettere mandati di cattura internazionali o monitorare i loro movimenti. La politicizzazione della CPI ha però svuotato il significato della punizione del crimine di genocidio, anzi la stessa parola genocidio ha ora ripercussioni politiche e finanziare ogni volta che viene pronunciata.

Ci eravamo illusi che lo Statuto di Roma stabilisse un terreno giuridico in cui il reato di genocidio non era più soggetto a prescrizione. Dei 194 membri delle Nazioni Unite, più di un terzo non fa parte della Corte Penale Internazionale. Tra questi, per varie ragioni, gli Stati Uniti, Israele e tutti gli Stati arabi tranne la Giordania.

Le notizie positive arrivano dagli Stati Uniti dove la Corte di New York ha incriminato la Jordanian Arab Bank per aver consapevolmente permesso l’elaborazione dei pagamenti a Hamas e ha stabilito un risarcimento ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime. Si tratta di una grande vittoria per l’evoluzione della giurisprudenza sui diritti umani e sulle sanzioni per il terrorismo. Simili ricorsi saranno inoltre possibili nei casi di furti di opere antiche o di distruzione di siti patrimonio dell’umanità.

Se le democrazie europee avessero bandito il partito nazista fin dal 1930 forse il mondo non avrebbe dovuto sopportare la guerra e la Shoah. Abbiamo ancora il tempo per vietare il finanziamento, il reclutamento, l’inserimento e la glorificazione degli eredi del nazismo, l’umanità deve sforzarsi di isolare l’epidemia jihadista in modo che non ci sia bisogno di una nuova Norimberga.

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