Dimissioni Abbas: mossa strategica o disperazione?

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Mario Del MonteEditor
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Medio Oriente

Dimissioni Abbas: mossa strategica o disperazione?

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Mahmoud Abbas ha annunciato ad alcuni giornalisti polacchi presenti a Ramallah che visiterà presto l’Iran. All’improvviso, dopo anni di tensione, l’Iran è diventato un vicino gradito e uno Stato fratello per la dirigenza di ANP e questo sembra molto strano. Una data precisa non è stata ancora ufficializzata e da Teheran non giungono notizie di conferma.

Sarà che Abbas si è ritrovato in una situazione in cui Israele sta proseguendo i suoi colloqui con Hamas escludendolo da un patto che lo riabiliterebbe davanti alla piazza palestinese? Oppure ha solo deciso di flettere i muscoli e mostrare che se Hamas può cooperare con l’Iran allora può farlo anche lui? In ogni caso una simile scelta farebbe indispettire i suoi alleati sunniti, specialmente l’Egitto e l’Arabia Saudita eterni rivali della Repubblica Islamica.

Nel frattempo non sembra che il mondo abbia preso sul serio le sue dimissioni. Non lo ha fatto Israele, non lo ha fatto il mondo arabo e non lo ha fatto Obama. Sembra più una provocazione, come a dire guardate cosa sono capace di fare. Ormai è palese che l’ANP ha bisogno di rinnovarsi ma difficilmente Abbas lascerà andare veramente la sua presa sulla società palestinese. I suoi capricci nelle trattative di pace e la sua ambiguità sul terrorismo palestinese sembrano raccontarci la sua frustrazione per non essere riuscito ad ottenere nulla di concreto in tutti questi anni al potere.

Netanyahu lo ha più volte invitato a tornare al tavolo dei negoziati ma Abbas è consapevole che, ad oggi, da questi ne uscirebbe solamente indebolito di fronte a una piazza palestinese sempre più esigente. La sua stessa strategia di riconciliazione con Hamas, tesa a garantire di nuovo un minimo di consenso popolare al Presidente, è miseramente naufragata a tal punto che nessuno ne parla più. E la reazione di Hamas lo ha totalmente spiazzato: Mashaal gli ha sbattuto in faccia i progressi nei colloqui con Israele pochi giorni fa, quando ancora Abbas non era in cerca di un biglietto aereo per Teheran.

Nel frattempo Abbas ha dichiarato guerra a Mohammed Dahlan, Salam Fayyad e Yasser Abed Rabbo, tre dirigenti di lungo corso fra le fila dell’Autorità Nazionale Palestinese, segno che nonostante le dimissioni Abbas vuole continuare a mantenere un certo controllo sull’organizzazione. Ha designato Saeb Erekat come suo successore e messo i politici più giovani fuori dalla porta comportandosi come il più classico dei dittatori che hanno costellato il mondo arabo dal dopoguerra alle Primavere Arabe e come tutti i dittatori che abbiamo potuto osservare nella storia non cederà il suo potere gratuitamente, saranno le masse a cacciarlo e a giudicarlo per tutte quelle azioni, come la corruzione, ora non perseguibili a causa della protezione che deriva dalla carica presidenziale. Ovviamente Abbas non ha voglia di affrontare una caccia alle streghe alla soglia degli 80 anni perciò probabilmente rimarrà al potere. Almeno finché non verrà superato l’impasse sui negoziati di pace, per questo spera che l’ombrello iraniano lo ripari ancora un po’.

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