Conflitto israelo-palestinese, 5 esempi di inversione causa-effetto

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Micol AnticoliEditor & Event Manager
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Israele

Conflitto israelo-palestinese, 5 esempi di inversione causa-effetto

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Posti di blocco e di controllo, barriere in cemento per proteggersi dagli attentati terroristici: “Che cosa orribile!” grida qualcuno, “E’ una discriminazione dei quartieri arabi” e ancora “In questo modo la rabbia crescerà di più e le violenze si intensificheranno ancor di più”. Anche stavolta non son servite decine di vittime e feriti israeliani per togliere ad una certa parte dell’opinione pubblica, del giornalismo e della politica quel brutto vizio di invertire causa ed effetto.

Il terrorismo palestinese non sussiste perché vi sono posti di blocco nei quartieri arabi di Gerusalemme; i quartieri arabi di Gerusalemme sono stati posti sotto controllo a causa dell’alto tasso di terroristi palestinesi che in queste settimane hanno ucciso e ferito civili israeliani, quasi sempre ebrei.
Non a caso negli ultimi giorni gli attacchi nella capitale israeliana sono diminuiti notevolmente, molti di questi sono stati sventati o scoraggiati, mentre gli attentati si sono spostati nella zone di Hevron e Gush Etzion.

Lo stesso, vale per tutte le altre arringhe che tanto piacciono ai benpensanti occidentali, quelli che puntano il dito seduti in poltrona:

– La barriera di difesa nella West Bank (erroneamente chiamato “muro della vergogna” anche se per la maggior parte è composto da recinzione e non da cemento) non sarebbe lì se non vi fossero stati gli attentati suicidi palestinesi

– La maggior parte dei territori della West Bank non sarebbero sotto controllo israeliano se nel ’67 gli eserciti di Egitto, Siria, Giordania e Iraq non avessero circondato lo Stato ebraico, e soprattutto, se i palestinesi non avessero rifiutato qualsiasi accordo di pace con Israele nei decenni successivi. Differentemente da loro, gli egiziani ebbero indietro la Penisola del Sinai in cambio di pace. Se la West Bank rappresenta ancora un problema, è perché i palestinesi tutt’oggi hanno preferito il terrorismo al territorio

– Stesso discorso può valere per Gaza. Nonostante il ritiro unilaterale di Israele dall’intera Striscia, i palestinesi non hanno proceduto a fondare uno Stato o infrastrutture cittadine, ma hanno iniziato fin da subito a lanciare razzi contro i civili israeliani. Se così non fosse stato, non ci sarebbe il blocco marittimo e Israele non sarebbe costretto a controllare cosa entra e cosa esce da Gaza a causa del terrorismo che regna sovrano

– Uno Stato di Palestina sarebbe stato fondato da un pezzo, se non fosse che le leadership palestinesi hanno sempre rifiutato qualsiasi proposta internazionale e israeliana, fin dalla spartizione dell’Onu del 1947 (precedente alla fondazione dello Stato d’Israele)

Gli esempi sono numerosi e per ognuno di questi la risposta è solo una: i governi palestinesi e i paesi arabi circostanti non hanno interesse a fondare uno stato palestinese; 1. perché il fine ultimo è quello di distruggere l’unico Stato ebraico al mondo 2. perché in questo modo distruggerebbero il grandioso business che hanno messo su con tanta fatica e tante bugie nel corso degli anni.

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