Rubio attacca Obama, America torni ad essere il primo alleato d’Israele

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Rubio attacca Obama, America torni ad essere il primo alleato d’Israele

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Tradotto da Micol Anticoli e Mario Del Monte, il discorso del sanatore repubblicano Marco Rubio. Aula del Senato degli Stati Uniti d’America, 19 marzo 2015.

Oggi vorrei parlare di un argomento diverso, uno di quelli che le persone stanno leggendo sui giornali nelle ultime 72 ore. Come tutti noi sappiamo, questa settimana in Israele si sono svolte le elezioni e molta gente si sta chiedendo “cosa è accaduto all’indomani delle elezioni e cosa sono queste polemiche che leggiamo ovunque? Certamente, alcune di queste polemiche si sono scatenate poche settimane fa quando il Primo Ministro d’Israele ha visitato Washington ed è intervenuto davanti al Congresso.

Le persone si stavano chiedendo: “Bene, che cos’è che sta succedendo qui? E perché c’è così tanta polemica intorno a tutto ciò?”. Quindi vorrei prendermi un momento per approfondire questo aspetto perché è molto importante. Prima di tutto rispondo alla domanda fondamentale sul perché dobbiamo preoccuparci di cosa accade in Israele, con Israele e riguardo a Israele. E ci sono due risposte che secondo me dobbiamo tenere in considerazione.

La prima è che Israele rappresenta tutto ciò che noi vorremmo quella regione fosse. Israele è una democrazia, come dimostrato dalle vibranti elezioni alle quali si sono appena sottoposti. Ha un sistema economico di libera impresa, un’economia sviluppata che offre prosperità al suo popolo e ai suoi partner in affari e nel commercio. E Israele è un forte alleato dell’America. Democrazia, libera impresa e un forte alleato dell’America. Non spereremmo che l’intero Medio Oriente fosse così? Non desidereremmo di avere altri paesi in Medio Oriente che somigliassero ad Israele, che fossero nostri alleati, che fossero democratici, con una libera e prosperosa economia? Quanto sarebbe migliore il mondo se il Medio Oriente somigliasse più ad Israele e meno all’Iraq, alla Siria e a quanti altri posti somiglia invece in questo momento?

C’è un altro motivo per il quale dobbiamo interessarci ad Israele. Israele non è un paese qualunque. Ha uno scopo unico e speciale. È stato fondato come patria per il popolo ebraico all’indomani della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, durante il quale sono stati sterminati più di 6 milioni di esseri umani. Ed è stato fondato sulla promessa che mai più nella storia del mondo sarebbe potuto mancare agli ebrei un luogo dove andare e sentirsi al sicuro. Non è soltanto una nazione, è una Nazione con uno scopo unico e speciale come nessun altra nazione al mondo.

Ed io, per esempio, sono fiero che gli Stati Uniti siano stati al fianco di Israele per tutti questi anni e sono orgoglioso che il popolo americano, in modo bipartisan, sia stato con lo Stato ebraico d’Israele per tutti questi anni. E quindi la sicurezza, la salvezza e il futuro di Israele fanno parte della nostra sicurezza nazionale come obbligo morale di ogni membro di questo Organo e di noi come Nazione.

E quali sono le basi della sicurezza di Israele? Sono due. La prima è la capacità di Israele di difendersi, e la seconda è che se Israele dovesse aver bisogno di difendersi, gli Stati Uniti saranno lì a supportarlo. Non c’è il minimo dubbio sul primo aspetto della sua sicurezza. Come ci ha ricordato il Primo Ministro, al contrario di molti altri paesi, Israele non ci chiede di inviare soldati o aerei americani per difenderli. Loro sono pronti a difendersi da soli. Ma il secondo aspetto, quello che riguarda il forte e indiscusso sostegno americano, è messo in discussione sempre di più in tutto il mondo. E c’è una buona ragione dietro.

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Iniziamo dall’indomani di queste elezioni. Per quanto ne so io, e forse potrebbe esser cambiato qualcosa nelle ultime ore passate, dopo queste elezioni il Presidente (Obama n.d.r.) deve ancora chiamare il Primo Ministro (Netanyahu n.d.r.). Questo è certamente diverso da quando nel marzo del 2012 fu tra i primi a chiamare e a congratularsi con Putin a Mosca. O quando nel giugno 2012 fu tra in primi a chiamare Morsi e la Fratellanza Musulmana quando vinsero la presidenza egiziana. O quando nel novembre 2012 chiamarono per congratularsi con il capo del comunisti cinesi per i loro nuovi incarichi, che peraltro non sono neanche eletti attraverso quella che io e voi chiameremmo “elezione”. Oppure nel 2013, quando vi fu quella storica telefonata, della quale si vantano, al Presidente iraniano per congratularsi per la sua elezione. E certamente, nell’agosto 2014 chiamò per congratularsi con il Presidente della Turchia Erdogan. E via di seguito.

Ancora una volta questo Presidente ha preso l’abitudine di chiamare rapidamente questi leader quando vincono ma, per quanto ne so, questa chiamata non è stata ancora fatta. E pensando a ciò che sta accadendo con Israele era lecito aspettarsi che sarebbe stato veloce a fare questa telefonata. Non è successo e se pure lo fosse è stato tardivo.

Da cosa dipende tutto questo? E’ una cosa nuova? E’ per colpa di qualcosa accaduta recentemente? No, in realtà abbiamo potuto osservare dei segnali tempo fa.

Nell’Ottobre 2008 il Presidente Obama ha detto questo in pubblico a Cleveland: “C’è una corrente nella comunità pro-Israele che dice che se non si adotta un fermo approccio pro-Likud – uno dei partiti politici israeliani – allora si è anti-israeliani”, questo è un commento stupido da fare visto che in quel momento il partito non era al potere. Nel Gennaio 2009 il Presidente appena eletto fa una telefonata a Mahmoud Abbas dell’ANP prima ancora di chiamare il Primo Ministro israeliano: “Questa è la mia prima chiamata a un leader straniero e la sto facendo solo poche ore dopo che ho assunto l’incarico” ha riferito il portavoce di Abbas citando Obama. Nel Giugno 2009 il Presidente ha ospitato i leader ebrei americani alla Casa Bianca e ha riferito di aver detto loro che vorrebbe illuminare la relazione tra Israele e l’America. Ecco cosa in realtà ha affermato in quella riunione: “Durante gli otto anni di amministrazione Bush fra USA e Israele non c’è stata luce e niente è stato realizzato.” A Settembre dello stesso anno, durante il suo primo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Presidente Obama ha dedicato ben cinque paragrafi al conflitto israelo-palestinese dichiarando, per prendersi gli applausi, che l’America rifiuta la legittimità degli insediamenti israeliani. Inoltre è arrivato a fare un collegamento fra gli attacchi con i razzi verso i civili israeliani e le condizioni di vita a Gaza. Non c’era una sola critica incondizionata al terrorismo palestinese.

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Nel Marzo 2010, in una telefonata di circa quarantacinque minuti, il Segretario di Stato Hillary Clinton ha rimproverato Netanyahu dicendogli che aveva danneggiato le relazioni bilaterali. A tal proposito va segnalato che fu proprio il Dipartimento di Stato a condividere trionfalmente i dettagli con la stampa. Lo stesso mese l’inviato di Obama per il Medio Oriente ha annullato il suo viaggio in Israele unendosi alla condanna europea dello Stato ebraico. Nel Maggio 2011 il Dipartimento di Stato ha diffuso un comunicato stampa in cui dichiarava che i suoi due funzionari si sarebbero recati in Israele, in West Bank e a Gerusalemme, lasciando intendere che quest’ultima non faccia parte di Israele. Pochi giorni più tardi, mentre Netanyahu si imbarcava per Washington, Obama ha pronunciato il suo famigerato discorso sulle Primavere Arabe in cui si è concentrato sulla richiesta ad Israele di ritirarsi agli indifendibili confini del 1967 con scambio di territori. A Novembre un microfono acceso catturava una conversazione privata tra il Presidente e Nicolas Sarkozy in cui quest’ultimo dice di non sopportare più Netanyahu perché bugiardo. Invece di difendere Israele ha preferito inasprire i toni dicendogli: “Tu sei stanco? Figurati io che ho a che fare con lui tutti i giorni.” Nel Febbraio 2012, in una conferenza a Tunisi, veniva chiesto al Segretario di Stato Hillary Clinton se è vero che Obama asseconda le lobby sioniste. Lei ha risposto che era una domanda legittima e ha spiegato che spesso durante la campagna elettorale si fanno affermazioni che non riflettono la vera politica estera. Nel 2014, durante il conflitto a Gaza, la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato hanno criticato Israele per la morte di palestinesi utilizzati come scudi umani da Hamas. Peggio ancora, e forse ancor più suggestiva, è stata la decisione di provare ad utilizzare le forniture di armamenti come strumento di pressione per condizionare Israele. Infine nel mese di Ottobre un funzionario dell’amministrazione ha definito Netanyahu un pollo di …… scusate non riesco nemmeno a finire la frase.

Ecco questo è quello che è successo finora. E adesso? Due giorni fa c’è stata un’elezione e la prima cosa che si è affrettata a dire la Casa Bianca è che si è utilizzato un linguaggio divisivo in questa elezione, una contraddizione se si pensa che l’affermazione proviene da chi è stato eletto due volte grazie ad un linguaggio estremamente divisivo. Cosa aveva da dire quando si sono tenute delle fraudolenti elezioni in Iran nel 2009 con il popolo che scendeva in strada per protestare nella famosa rivoluzione verde? Sapete cosa ha detto la Casa Bianca? “Non abbiamo intenzione di commentare perché non intendiamo interferire con la sovranità iraniana.” Così si commentano le elezioni in un paese alleato, avvertendo dei rischi insiti in una retorica radicale, ma quando un nemico, perché l’Iran non è altro che un nemico, manipola un’elezione e uccide le persone che protestano non si ha il diritto di intervenire perché sarebbe una violazione della sua sovranità.

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E’ successo anche che il Primo Ministro ha dichiarato che la soluzione a due Stati non è fattibile date le attuali circostanze. Cosa fa la Casa Bianca? Si irrita e annuncia che riconsidererà i rapporti profilando la possibilità di supportare una risoluzione dei palestinesi al Consiglio di Sicurezza ONU e non usare il veto per fermare una decisione che chiede a Israele di tornare ai confini del ’67 per far nascere uno Stato palestinese. Perché il Primo Ministro israeliano ha fatto una simile dichiarazione? Perché ha ragione, non ci sono le condizioni per la creazione di uno Stato palestinese. Volete sapere perché? Allora, prima di tutto, ripercorriamo la storia dei negoziati di pace.

Nel 2000 a Camp David Israele ha offerto all’Autorità Nazionale Palestinese quasi tutta la West Bank, Gerusalemme Est e Gaza ma i palestinesi hanno rifiutato. Nel 2000 Israele si è ritirato dal Libano Meridionale, sapete cosa è diventato oggi? Un luogo da cui vengono lanciati missili sulle città israeliane. Nel 2005 Israele si è ritirato da Gaza, sapete cosa è diventata oggi? Un’altro luogo da cui si lanciano missili contro Israele. Nel 2008 Israele ha offerto quasi tutta la West Bank, Gerusalemme Est e parte di Giudea e Samaria. L’Autorità Nazionale Palestinese ancora una volta ha detto no.

E le carte dei palestinesi cosa dicono? Cominciamo con il fatto che, secondo molti rapporti, il 6% del budget dei palestinesi viene speso per pagare i salari dei prigionieri. Questo significa che lo stipendio di terroristi, di persone che hanno fatto saltare in aria dei civili, tra cui alcuni americani, proviene dai soldi dei paesi donatori come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna , la Norvegia e la Danimarca. C’è anche altro materiale, come quello dell’ANP che raffigura abitualmente un mondo senza Israele. Si tratta di testi scolastici palestinesi: “la guerra dei palestinesi si è conclusa con una catastrofe senza precedenti nella storia, lo scippo della Palestina da parte dei criminali sionisti per fondare quello che chiamano Israele.” Che dire invece di questa orribile espressione ideologica apparsa in un quotidiano dell’ANP nel lontano 1998: “La differenza tra Hitler e il Ministro degli Esteri britannico Balfour era semplice: Hitler non aveva colonie dove mandare gli ebrei così li ha distrutti mentre Balfour ha trasformato la Palestina nella sua colonia e vi ha inviato gli ebrei. Balfour è Hitler con le colonie mentre Hitler è Balfour senza colonie, entrambi volevano solo sbarazzarsi degli ebrei. Il sionismo è stato fondamentale per la difesa dell’Occidente perché ha liberato l’Europa dal fardello ebraico.” Si tratta di un quotidiano dell’ANP, queste sono le persone con cui li stiamo costringendo a concludere un accordo di pace.

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Che dire di questo: ANP ha chiamato parecchi luoghi ed eventi con i nomi di defunti terroristi responsabili dell’uccisione di civili israeliani. O che dire di questo? Un editoriale apparso sul New York Times nel 2013: “televisioni e radio dell’ANP, scuole pubbliche, campi estivi, riviste per bambini e siti web vengono usati per veicolare quattro messaggi fondamentali: lo Stato ebraico è illegittimo perché non esiste nessun popolo ebraico e nessuna storia ebraica; gli ebrei e i sionisti sono creature orribili che corrompono chi gli si avvicina; i palestinesi devono continuare a lottare fino all’inevitabile sostituzione di Israele con uno Stato arabo palestinse; tutte le forme di resistenza sono onorevoli e valide, solo alcune forme di violenza non sono opportune.” Invece di essere istruiti alla cultura della pace, la prossima generazione di palestinesi viene inesorabilmente nutrita con una retorica che include l’idolatria dei terroristi, la demonizzazione degli ebrei e la convinzione che prima o poi Israele smetterà di esistere.

Queste sono le persone che il Presidente vuole spingere a concludere un accordo con Israele. Penso che Netanyahu abbia ragione, le condizioni per la pace non ci sono con persone che insegnano ai loro figli che uccidere gli ebrei è una cosa gloriosa. Non esistono le condizioni per la pace con un governo le cui persone sono vittime. Sono vittime dell’ANP, sono vittime di Hamas, sono vittime di quelli che insegnano che uccidere gli ebrei è giusto.

Questo Presidente sta commettendo un errore storico. Gli alleati hanno delle divergenze, ma quando hai delle divergenze con alleati come Israele e diventano pubbliche, queste fanno sì che i loro nemici lancino più razzi dal sud del Libano o da Gaza, che scatenino più attacchi terroristici, che si rechino ai forum internazionali per delegittimare il diritto di Israele ad esistere. E questo è esattamente ciò che stanno facendo.
Questo è uno storico e tragico errore. Israele non è una questione democratica o repubblicana. Se fosse stato un presidente repubblicano a fare queste cose, avrei esposto lo stesso identico discorso. Anzi, sarei ancora più arrabbiato. Questo è oltraggioso. È irresponsabile. È pericoloso e tradisce il patto fatto a questa Nazione, che prevede il diritto di uno Stato ebraico di esistere in pace. Nessun popolo sulla Terra vuole la pace quanto il popolo d’Israele. Nessun popolo ha sofferto di più per mano di questa violenza e di questo terrorismo quanto il popolo d’Israele. E loro hanno bisogno dell’appoggio dell’America, incondizionatamente.

Se ci sono delle divergenze, devono essere affrontate in privato, come si fa con gli altri alleati. E più di ogni altra cosa, hanno bisogno di essere trattati con più rispetto, non meno del rispetto che questo Presidente e la sua Casa Bianca concedono alla Guida Suprema dell’Iran. Sulla Guida Suprema dell’Iran non direbbe mai le stesse cose che sta dicendo ora al Primo Ministro d’Israele, perché non vorrebbe rovinare il suo accordo di pace o il suo accordo sulle armi su cui sta lavorando.

Spero che si ricreda. Spero che la natura bipartisan del nostro sostegno ad Israele si rianimi. Spero che ancora una volta questo Organo, questo Congresso, questo Governo torni ad impegnarsi in questo straordinario e importante rapporto. Perché se l’America non sarà con Israele, chi vi sarà? Se Israele, una democrazia, un forte alleato dell’America sulla scena internazionale non è degno del nostro appoggio incondizionato, allora quale altro alleato al mondo potrà sentirsi al sicuro nella sua alleanza con noi?

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