Purim: Proteggere il corpo d’Israele

Rav Scialom Bahbout
Rav Scialom Bahbout
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Ebraismo

Purim: Proteggere il corpo d’Israele

In ogni festa ebraica si può ritrovare in una certa misura tutta l’esperienza ebraica, ma in ognuna viene evidenziato un aspetto rispetto agli altri: questo vale sia per le feste istituite nella Torah scritta che per quelle fissate dalla Torah orale. Per capire qual è l’elemento che contraddistingue ogni festa è necessario analizzare le mitzvoth (i precetti) che lo caratterizzano. Per quanto riguarda Purim dobbiamo capire qual è la relazione che lega le quattro mitzvoth che si devono fare a Purim:

• leggere la Meghillàt Estèr (il rotolo di pergamena in cui viene narrata la storia della regina Estèr e di Mordechai suo cugino al tempo del re di Persia Assuero e del suo ministro malvagio Hamàn)

• fare donazioni ai bisognosi

• inviare cibi al proprio prossimo,

• fare una se’udàt mitzvà (un pasto di mitzvà).

Purim è il giorno che ci ricorda che ciò che era in pericolo non era tanto l’identità culturale e spirituale ebraica, come nel caso di Chanukkà, ma l’esistenza fisica del popolo ebraico: il primo vero e proprio tentativo di soluzione finale. Hamàn (con la connivenza del Re e della maggioranza silenziosa) voleva eliminare gli ebrei, un popolo che a suo dire “era sparso in tutte le regioni del regno persiano e che non osservava le leggi dello stato”.
Quanto narrato nella Meghillà non è dissimile da quanto è accaduto in Italia, dove il Re Vittorio Emanuele III firmò l’editto scritto da Mussolini, approvato dal Parlamento, accettato poi senza alcuna reazione dalla quasi totalità del popolo italiano. Purim è lì a ricordarci che la sopravvivenza fisica del popolo ebraico, ieri come oggi, è purtroppo in pericolo.

Se l’esistenza fisica è messa in pericolo, allora le manifestazioni che lo contraddistinguono devono necessariamente richiamare questo concetto. L’obbligo di leggere la Meghillà, senza saltare neanche una parola o una lettera, ha evidentemente lo scopo di ricordarci che dobbiamo fare attenzione a tutti i segnali (Ot = lettera o segno) che ci arrivano dalla società e che sono veri e propri campanelli d’allarme, da non sottovalutare. Quando qualcuno dice che la storia di Mordechai ed Ester è una leggenda, dice in un certo senso qualcosa di vero: la storia della persecuzione persiana contro gli ebrei è appunto tutta da leggere con attenzione, perché è un archetipo della nostra storia fin dalla nascita del popolo ebraico.

E’ facile a questo punto capire come le altre mitzvoth si pongono in questa linea: preoccuparsi, innanzi tutto, della sopravvivenza fisica dei bisognosi con donazioni, preoccuparsi poi del corpo del prossimo inviandogli dei cibi, preoccuparsi, infine, del proprio corpo concedendosi un pasto abbondante.

L’importanza di Purim è sottolineata da quanto è scritto nella Meghillà: il ricordo di questi giorni di Purim non potrà mai venire meno, e questo non soltanto perché la festa è oramai diventata parte integrante della tradizione ebraica, ma perché purtroppo questa storia è destinata a ripetersi. E gli ultimi avvenimenti danno ragione a quanto è scritto nella Meghillà. Questo induce i Maestri ad affermare che mentre nei tempi messianici le altre feste potranno essere eliminate, la festa di Purim rimarrà per sempre.

Il popolo ebraico, immerso nello studio della Torà, nel dedicarsi allo sviluppo del proprio spirito, ha spesso dimenticato quanto sia importante e vitale occuparsi del proprio corpo: solo un corpo vitale può effettivamente salvaguardare il futuro ebraico.

La generazione che ha visto gli orrori della Shoah e che è riuscita a ricostruire il corpo di Israele in Eretz Israele e nella Diaspora ha l’enorme compito di garantire la sopravvivenza del corpo di Israele: noi, che rappresentiamo le prime generazioni dopo quel terribile evento, dobbiamo preoccuparci per realizzare le condizioni affinché le generazioni che ci seguiranno potranno continuare ad esistere. Per festeggiare appunto Purim.

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