Gli “antifascisti” di Progetto Palestina

Chi sono gli organizzatori della due giorni torinese contro Israele

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Niram Ferretti
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BDS, pregiudizio antisraeliano

Gli “antifascisti” di Progetto Palestina

Chi sono gli organizzatori della due giorni torinese contro Israele

Gli “antifascisti” di Progetto Palestina. Dietro la due giorni di studio anti-israeliana che si terrà presso il Dipartimento Politica, Culture e Società dell’Università di Torino, con la benedizione del Magnifico Rettore, Gianmaria Ajani, troviamo il collettivo studentesco Progetto Palestina, il quale onora Facebook di una sua pagina.

Durante queste giornate di studio in onore dell’ex membro dell’OLP e mistagogo, Eduard Said, prenderanno la parola personaggi come il finto storico Illan Pappè, noto propagandista antisionista, il quale dovette rassegnare le dimissioni dall’Università di Haifa nel 2008 perché, pur essendovi docente, invitava al boicottaggio economico, politico e culturale delle università israeliane. Da allora è espatriato in Inghilterra, da dove continua a pubblicare articoli e libri in cui dipinge Israele come Stato criminale.

Nulla di nuovo in questo senso, il Dipartimento Politica, Culture e Società, in passato feudo del militante propalestinese di stretta fede sovietica, Angelo D’Orsi, ora in pensione, si è già distinto per avere ospitato altri denigratori professionisti di Israele come Amira Haas e Salim Valley dell’Università di Johannesburg, il quale non ha trovato nulla di meglio che raccontare che in Israele si pratica un feroce apartheid e vengono arrestati in media dai 500 ai 700 bambini palestinesi all’anno. Non ha aggiunto che vengono torturati e affamati, ma se lo avesse fatto nessuno tra il pubblico avrebbe avuto nulla da eccepire.

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Non sorprende dunque che gli ANTIFA del collettivo Progetto Palestina, come da loro post pubblicato su Facebook, solidarizzano con i teppisti che a Torino hanno lanciato bombe carta contro le forze dell’ordine. Chi ha in odio la democrazia non può che essere coerente con questo assunto: solidarizzare con la teppaglia che si proclama “antifascista” e fiancheggiare la jihad islamica in nome dell’antisionismo.

D’altronde lo ha spiegato bene Erenesto Galli Della Loggia in un editoriale apparso il 24 gennaio sul Corriere della Sera, I Violenti e le Parole Ambigue, spiegando come oggi chi si fregia del termine “antifascista”, come gli studenti di Progetto Palestina, usa un termine utilizzato anche dagli infoibatori come dagli anti-falangisti che in Spagna stupravano suore e ammazzavano preti, (ma anche anarchici e trotzkisti), o da chi applaudiva i carri armati russi che entravano nei paesi baltici e in Polonia e così via.

Oggi sono “antifascisti” i teppisti di Torino che si scagliano contro le forze dell’ordine, come sono “antifascisti” gli studenti di Progetto Palestina (i medesimi), il collettivo studentesco che promuove i seminari torinesi in cui Israele verrà presentato come uno Stato fascista e criminale.

“Antifascista” è diventata una grande lenzuolata che copre tante cose, molte assai purulente, ed è anche il corpo contundente verbale con cui gli “antifascisti” colpiscono verbalmente chi pensa, come Ernesto Galli Della Loggia, che essere antifascisti oggi significa semplicemente stare dalla parte della democrazia, come Israele, appunto e non come gli “antifascisti” di Progetto Palestina che simpatizzano per l’OLP.

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