Parco Yasser Arafat a Roma, i motivi per dire no

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David Spagnoletto
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Parco Yasser Arafat a Roma, i motivi per dire no

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Parco Yasser Arafat. Un giorno i nostri figli potrebbero giocare in uno spazio verde dedicato al leader dell’OLP, a cui la Giunta del Consiglio Comunale di Roma vuole intitolare una parte della città. Fra un ginocchio sbucciato e una macchia di gelato sulla maglietta nuova, i nostri figli potrebbero alzare gli occhi, vedere il nome del parco dove stanno giocando e con l’ingenuità di tutti i bambini potrebbero chiederci: “Chi era Yasser Arafat?”.

La risposta sarebbe: “Yasser Arafat era un signore che ha fatto cose cattive a Roma e in Italia. Due cose brutte all’aeroporto di Roma da cui siamo partiti poco tempo fa per andare in vacanza a trovare la zia e altre due cose brutte, una alla Sinagoga e una a una nave italiana”.

Con la stessa ingenuità che ha contraddistinto la prima domanda potrebbero farne un’altra: “Se ha fatto tante cose brutte, perché questo parco si chiama come lui?”

Come potremmo spiegare a un bambino il motivo per cui il governo di una città ha deciso di dedicare un parco a un terrorista, fautore di due attentati all’aeroporto di Fiumicino (1973 e 1985), di uno alla Sinagoga Maggiore di Roma (1982) e del sequestro di una nave italiana?

L’equidistanza da ebrei – cittadini italiani e non israeliani – e palestinesi? La rievocazione della frase del politico DC Paolo Emilio Taviani (ministro della Difesa che nel 1953 diede concreta attuazione all’accordo tra governo italiano e la Nato per la struttura militare Stay Behind, conosciuta nel nostro paese col nome di Gladio) tanto in voga fra gli Anni 70 e 80 “la moglie americana e l’amante libica?”

La difficoltà delle risposte diventerebbe vero e proprio imbarazzo se con parole chiare e semplici riuscissimo a far capire ai nostri figli che nella stessa delibera che ha portato all’intitolazione del parco a Yasser Arafat c’era anche di una piazza per ricordare il Rabbino Capo Emerito di Roma Elio Toaff.

Colui che promosse il dialogo fra popoli e religioni con l’allora Papa Giovanni Paolo II, che culminò nella storica visita del Pontefice alla Sinagoga Maggiore di Roma nel 1986.

Colui che è una delle tre sole persone nominate nel testamento spirituale proprio del Papa che raccolse l’eredità di Pietro nel 1978 assieme al segretario don Stanisław Dziwisz e a Joseph Ratzinger.

Ecco perché non si può dedicare un parco a Yasser Arafat, che ricevette il Nobel per la Pace ma poi lo disattese facendo naufragare gli accordi con Israele. Ecco perché non lo si può accostare a un personaggio del calibro di Elio Toaff.

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