Medio Oriente, polemiche sulla conferenza di pace di Parigi

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Medio Oriente, polemiche sulla conferenza di pace di Parigi

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A Parigi si è tenuta la conferenza internazionale sulla pace in Medio Oriente, voluta dal presidente francese Francois Hollande, alla presenza dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu e fra gli altri, della Lega Araba. Assenti i diretti interessati: Israele e palestinesi, che è stato uno dei motivi per cui il Regno Unito non ha sottoscritto la dichiarazione comune al termine dei lavori, come hanno fatto gli oltre 70 paesi partecipanti, di cui quasi la metà non riconosce ufficialmente lo Stato Ebraico.

Il Foreign Office, inoltre, ha espresso “forti riserve” per una conferenza a pochi giorni dall’insediamento del nuovo presidente Usa, Donald Trump, che dovrebbe essere il garante in caso di un accordo fra le parti.

Il documento finale della conferenza di Parigi ha rinnovato a Israele e ai palestinesi l’appello per il loro impegno per un accordo di pace e di evitare azioni unilaterali.

Benjamin Netanyahu ha definito “inutile” la conferenza ritenuta “concordata dai francesi con i palestinesi allo scopo di cercare di imporre a Israele condizioni inconciliabili con i nostri interessi nazionali”.

Il premier dello Stato ebraico ha continuato:

“Ovviamente quella conferenza allontana la pace perché irrigidisce le posizioni palestinesi e li allontana da negoziati diretti senza precondizioni. Quella conferenza riflette gli ultimi battiti del mondo di ieri. Il domani avrà un altro aspetto, e il domani è molto vicino”.

Di tutt’altro avviso il leader palestinesi Abu Mazen secondo cui la conferenza di Parigi ha riaffermato “i principi del diritto e le risoluzioni internazionali”. L’agenzia ufficiale Wafa in una nota ha fatto sapere:

“Il presidente Abbas si felicita per la conferenza (…) che ha avuto come obiettivo mobilitare l’appoggio internazionale per la pace e preservare la soluzione a due Stati”.

Precisamente Abu Mazen di quale Stato parla? Dello Stato palestinese? È ovvio pensare di sì, di quello che lui si augura possa diventare lo Stato palestinese, un stato democratico, dove la legalità sia il cardine.

Allora perché continua a essere il presidente dell’Anp? Abu Mazen, infatti, fu eletto grazie alla vittoria delle elezioni di 12 anni fa con un mandato di 4 anni. Elezioni che però non ci sono più state negli ultimi 8 anni. 8 anni a ricoprire una carica senza avere alcun mandato.

È questa la democrazia che Abu Mazen vuole instaurare in quello che lui spera possa diventare lo Stato palestinese?

È questa la democrazia che i firmatari del documento finale della conferenza di Parigi sperano possa instaurare Abu Mazen?

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