Le Dieci Parole con cui fu creata la morale e i Dieci Detti con cui fu creato il mondo

Rav Scialom Bahbout
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Ebraismo

Le Dieci Parole con cui fu creata la morale e i Dieci Detti con cui fu creato il mondo

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Rav Scialom Bahbout
Rav Scialom Bahbout

La festa di Shavuot, parola che in ebraico significa settimane, inizia quest’anno sabato sera 23 Maggio, sette settimane dopo Pasqua. In tutte le Sinagoghe verranno letti i Dieci Comandamenti, la cui promulgazione avvenne sette settimane dopo l’uscita degli ebrei dall’Egitto. Per la sua importanza, la rivelazione divina delle dieci norme principali su cui poggia ogni società meriterebbe forse di essere letta ogni giorno e non sporadicamente.

Accanto alle Dieci parole – così vengono chiamati i Dieci Comandamenti nella Bibbia – abbiamo anche le dieci espressioni con cui il Signore creò il Mondo. Che relazione esiste tra le dieci parole e le dieci espressioni? Prima di rispondere a questa domanda, cerchiamo di capire per quale motivo i Dieci Comandamenti non hanno avuto nella liturgia ebraica lo spazio che ci si sarebbe aspettato. Penso che i motivi siano sostanzialmente due.

Il primo, perché non si volevano privilegiare alcune norme rispetto ad altre: infatti insistendo sulla loro lettura quotidiana, si sarebbero messe in secondo piano altre non meno rilevanti, quale ad esempio il precetto “Ama il prossimo tuo come te stesso” che si trova al capitolo diciannove del Levitico, il terzo libro di Mosè. Il secondo, perché ogni Costituzione – e i Dieci Comandamenti costituiscono in un certo senso la Magna Carta per l’Umanità intera – non ha alcun valore se non trova concreta attuazione attraverso una scrupolosa e continua osservanza nella vita quotidiana. Quando i Maestri di Israele si resero conto del pericolo insito in questa lettura quotidiana, decisero di limitarne la lettura solo in momenti particolari, quale appunto il giorno dell’anno che ricorda la rivelazione sul Monte Sinai.

La Rai ha dedicato di recente ben due serate alla lettura dei Dieci Comandamenti, lettura eseguita magistralmente da Roberto Benigni. Il successo delle trasmissioni dimostra tra l’altro, anche che molti italiani non conoscono i Dieci Comandamenti. Viene spontaneo chiedersi quale rilevanza essi abbiano nella vita quotidiana, se sono ancora attuali e quanti ne conoscono il vero contenuto. Vediamolo nelle sue linee generali.

I Dieci Comandamenti per la loro natura comprendono tutti gli aspetti dell’attività umana sia quelli religiosi che quelli sociali. Nella prima delle due tavole della Legge troviamo le norme che regolano la relazione tra l’uomo e Dio e cioè: cercare di conoscere Dio come altro da sé, non farsene alcuna immagine, non pronunciarne il nome invano, ricordare e osservare il sabato, il giorno in cui il Signore terminò la creazione, per dedicarlo appunto alla ricerca della relazione con il Divino assieme agli altri uomini. Nella seconda tavola troviamo le norme sociali più note, come non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non fare falsa testimonianza e non desiderare ciò che non ci appartiene. Le norme contenute nella prima e nella seconda tavola coprono tutte le modalità in cui si esplica l’attività umana: il pensiero, la parola e l’azione. Mentre nella relazione tra Dio e l’uomo il pensiero precede la parola e l’azione, in quella tra l’uomo e il prossimo l’azione è più importante e pertanto precede la parola e il pensiero.

A cavallo tra queste due modalità dell’essere, troviamo il comandamento “Onora tuo padre e tua madre”: i genitori sono i partner di Dio nella creazione dei figli e rappresentano la cinghia di trasmissione dell’esperienza religiosa tra le generazioni. Il futuro della società è garantito dal rapporto corretto e costruttivo tra le generazioni, quando accanto a Onora tuo padre e tua madre viene dato il giusto rispetto alle aspirazioni dei figli. Pur contenendo i principi su cui si fonda ogni coesistenza all’interno della società, i limiti dei Dieci Comandamenti stanno nel fatto che essi sono soprattutto dei divieti e l’uomo non può essere formato attraverso soli divieti, ma mediante norme ed esperienze positive. Stabilire delle pene per i reati commessi non serve a molto, se non si è impegnati nella sua formazione quotidiana. Compito della famiglia e in primis dei genitori è quello di fornire le occasioni migliori, ma compito anche della scuola collaborare a questa formazione.

Due nuove leggi sono attualmente in discussione o stanno per essere approvate i Parlamento: una sull’ambiente e l’altra sulla scuola. La nuova scuola dovrebbe contribuire non solo a migliorare la conoscenza per inserire più facilmente i giovani nel mondo del lavoro, ma dovrebbe anche contribuire a inserire nel curriculum di studi anche momenti di solidarietà con chi ha più bisogno. L’ambiente non può essere salvaguardato solo con una legge, quale quella sugli ecoreati che stabilisce le pene per chi non rispetta la natura: l’educazione nelle famiglie e nelle scuole deve tendere a insegnare a limitare al massimo l’impatto dello sfruttamento dell’ambiente. Un solo esempio: l’uso illimitato della plastica è certamente uno di quei comportamenti che creerà problemi alle nuove generazioni ed è vitale che venga rispettato il patto tra le generazioni.

Secondo la lettura che Rabbi Lev di Praga – cui viene attribuita la creazione del Golem – così come dieci parole regolano i rapporti tra uomo e uomo, dieci espressioni regolano i rapporti tra uomo e natura, e sono le dieci parole cui è stato creato il mondo. Ogni cosa è stata creata perché si sviluppi all’interno di una preciso contesto: nel momento in cui questo contesto è a rischio, l’uomo non sarà più in grado di controllare lo sviluppo della natura.

L’uomo oggi ha una responsabilità maggiore che in passato: il progresso tecnologico può mettere in pericolo il futuro dell’ambiente in cui vive assieme al mondo vegetale e animale. Egli deve ricordare ogni giorno i propri doveri verso gli altri esseri e verso il creato. Dicono i Maestri che, una volta creato il Mondo, Dio stesso ha condotto l’uomo nel Giardino dell’Eden e gli ha detto “guarda quanto bello ciò che ho creato, ma se tu lo distruggerai, nessuno potrà mai ricostruirlo”.

Questo invito alla responsabilità troviamo nelle dieci parole, i Dieci Comandamenti, assieme alle dieci parole con cui fu creato il mondo. L’uomo oggi che è sempre più padrone dei segreti della natura, ha certamente più responsabilità che nel passato. Questo mi sembra oggi il messaggio implicito nei Dieci Comandamenti che andremo a leggere domenica 24 Maggio.
(Discorso letto alla Radio in occasione di Shavuoth 5775)

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