La posta in gioco

L'intervento di David Meghnagi sul 25 Aprile

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Niram Ferretti
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Storia

La posta in gioco

L'intervento di David Meghnagi sul 25 Aprile

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Niram Ferretti

Nell’intervista rilasciata il 25 aprile a Radio Radicale, David Meghnagi non solo ha saputo fornire con notevole chiarezza e ferma padronanza della materia lo sfondo storico politico in cui inquadrare la Brigata Ebraica, ma ha anche e soprattutto, saputo evidenziare l’origine profonda dell’ostilità nei suoi confronti.

Il clima intimidatorio e di vera e propria aggressione che accompagna ormai da anni la presenza della Brigata Ebraica alle manifestazioni che commemorano la liberazione dal nazifascismo è, come sottolineato da Meghnagi, il frutto avvelenato di una lunga intossicata gestazione che ha i suoi prodromi nel nazismo stesso e nel travaso ideologico del suo antisemitismo all’interno del mondo islamico.

E’ un atroce paradosso che, in una celebrazione il cui scopo è quello di commemorare quanti hanno combattuto contro il totalitarismo nazista, per il quale lo sterminio del popolo ebraico era una esigenza inderogabile, chi manifesta con le insegne della Brigata Ebraica debba essere protetto dalle forze dell’ordine. Protezione necessaria per non essere aggrediti da chi agita bandiere palestinesi accusando Israele di genocidio, apartheid, nazismo. E il paradosso sta, come ha ben ricordato Meghnagi, nel fatto che durante la Seconda Guerra Mondiale, in Palestina attraverso la figura emblematica di Amin al Husseini, vi fosse una alleanza tra mondo islamico e nazismo per continuare in Medioriente l’opera di distruzione totale degli ebrei portata avanti in Europa con implacabile rigore da Hitler. Risulta difficile non sottoscrivere le sue parole:

“In questo momento coloro che da sinistra o da posizioni terzomondiste manifestano ostilità nei confronti della Brigata Ebraica di fatto colludono oggettivamente, se ne rendessero conto o meno, con le potenze che nel corso della Seconda Guerra Mondiale combattevano per la distruzione dei valori di civiltà umana della democrazia e della tolleranza”.

La necessità della presenza delle insegne della Brigata Ebraica nei cortei per il 25 aprile nasce dall’esigenza di contrastare la gigantesca operazione di demonizzazione nei confronti di Israele nata subito dopo la Guerra dei Sei Giorni ad opera arabo-sovietica con la connivenza sempre più marcata delle sinistre europee. Nasce dalla volontà di sanare una vera e propria rimozione storica finalizzata a rimuovere dall’album dei ricordi il contributo specifico dato dalla brigata perché troppo connotato in senso ebraico e associabile, attraverso il simbolo della Stella di Davide, a Israele. Come ha dichiarato Meghnagi:

“Se negli ultimi anni è emerso il bisogno all’interno delle componenti ebraiche italiane e non solo ebraiche di portare indirettamente i simboli della Brigata Ebraica, cosa che non veniva fatta negli anni passati è perché effettivamente la posta in gioco è molto alta. E’ una posta in gioco politica legata alla demonizzazione dello Stato di Israele, alla messa in discussione del diritto di Israele a esistere e a una campagna che surrettiziamente utilizza i valori dell’antirazzismo per giustificare l’antisemitismo“.

Il grande serbatoio che oggi contiene l’antisemitismo nella sua forma antisionista, la foglia di fico che gli fornisce l’alibi di essere a la page, è appunto il terzomondismo in salsa palestinista, è l’avere proiettato su Israele le stesse categorie demonizzanti che una volta appartenevano di fatto ai soli ebrei, accusati di essere omicidi, ladri, sfruttatori e cospiratori. Queste stesse categorie sono state traslate in blocco sullo Stato ebraico in una versione ammodernata dei libelli del sangue medievali.

Tutto questo, per chi non abbia pregiudiziali o sia indottrinato da categorie ideologiche dovrebbe essere evidente, ma invece non lo è affatto, essendo soffocato da un discorso che sposta strumentalmente l’attenzione su tutti altri temi come il diritto del popolo palestinese di avere un proprio stato, diritto mai negato da Israele, o su una serie di accuse criminalizzanti.
Dunque ha ben ragione Meghnagi nell’evidenziare come “la posta in gioco” sia “molto alta”, ed è alta perché chiama al dovere di leggere gli eventi al di fuori dagli schemi inquinanti della propaganda e dell’ideologia.

La Brigata Ebraica è dentro la storia della Liberazione, è una tessera del suo mosaico. Nulla ha a che fare con essa chi eredita le istanze di quanti si facevano e si fanno promotori della distruzione di Israele preceduta dal suo assassinio in effige.

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