I Ministri degli Esteri europei propongono l’etichettatura dei prodotti provenienti dalla West Bank

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Mario Del MonteEditor
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I Ministri degli Esteri europei propongono l’etichettatura dei prodotti provenienti dalla West Bank

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I sedici Ministri degli Esteri dei paesi membri dell’Unione Europea hanno chiesto ufficialmente a Federica Mogherini di etichettare i prodotti provenienti dagli insediamenti ebraici in West Bank per rendere i consumatori consapevoli dell’origine dei beni che stanno acquistando. “Sembra che alcune nazioni europee vogliano ora mettere un segno giallo sui prodotti israeliani. Sappiamo benissimo che marchiare i prodotti israeliani è solo l’inizio e presto degraderà in un generale boicottaggio di tutti i beni israeliani” è stata l’immediata reazione della diplomazia israeliana.

La richiesta è avvenuta martedì tramite una lettera firmata da sedici dei ventotto Ministri degli Esteri europei ed è stata criticata duramente da tutti i partiti politici israeliani. La proposta avanzata a Federica Mogherini, il Ministro degli Esteri UE, è di contrassegnare i prodotti realizzati negli insediamenti ebraici in West Bank “assicurando una coerente e corretta attuazione della legislazione comunitaria sull’etichettatura.” L’idea è stata promossa dal Ministro degli Esteri belga Didier Reynders ed ha trovato l’appoggio dei suoi colleghi del Regno Unito, Francia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Croazia, Malta, Paesi Bassi, Svezia, Portogallo, Slovenia, Italia, Lussemburgo, Finlandia e Austria.

Il Ministro delle Risorse Energetiche dello Stato ebraico, Silvan Shalom, ha bollato la proposta come controproducente affermando che difficilmente promuoverà la pace fra israeliani e palestinesi. “Iniziative simili sono in piedi da circa dieci anni e hanno raggiunto ben pochi obiettivi” è stato il suo commento alla notizia. In un’intervista rilasciata ad una radio israeliana ha accusato i proponenti di voler porre degli oneri solo sulla parte israeliana per uscire dalla situazione di stallo a cui sono giunti i negoziati di pace.

La lettera, dopo gli elogi alla Mogherini per il suo rinnovato impegno nel far ripartire il processo di pace in Medio Oriente, contiene un richiamo ad un’altra molto simile inviata nel 2013 al predecessore della Lady PESC europea e insiste sul fatto che l’Unione Europea deve giocare un ruolo importante in Medio Oriente tramite la diplomazia e gli atti legislativi. “Dopo l’impegno assunto pubblicamente dal Consiglio Europeo nel Maggio e nel Dicembre 2012 e in quello più recente del Novembre 2014, rimaniamo del parere che si tratta di un passo importante per la piena attuazione della politica di lunga data dell’Unione Europea, la preservazione della soluzione a due Stati” hanno scritto i i Ministri nella lettera. Inoltre nella missiva viene sottolineato che “i consumatori europei devono necessariamente sapere da dove provengono i beni che stanno acquistando. Green Line Israel e i produttori palestinesi otterranno dei benefici da questa decisione.”

Attualmente solo una manciata di nazioni europee ha ordinato ai propri supermercati di contrassegnare i prodotti realizzati negli insediamenti israeliani. La lettera infatti richiede una politica europea unitaria sul tema dell’etichettatura dei prodotti della West Bank, una questione più volte affrontata negli ultimi anni dalle istituzioni europee. L’ultimo tentativo risale al 2013 con la proposta presentata da tredici ministri degli Esteri a Catherine Ashton bloccata in extremis dal Segretario di Stato americano John Kerry all’epoca preoccupato della possibilità che l’azione potesse rendere vani i suoi sforzi per far ripartire il processo di pace tra israeliani e palestinesi.

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