Gerusalemme: Niente telecamere sulla Spianata delle Moschee

Giordania fermata da minacce palestinesi

Giuseppe Giannotti
Giuseppe GiannottiGiornalista & Esperto di Medio Oriente
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Gerusalemme: Niente telecamere sulla Spianata delle Moschee

Giordania fermata da minacce palestinesi

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Giuseppe Giannotti
Giuseppe GiannottiGiornalista & Esperto di Medio Oriente

telecamere monte del tempio

La Giordania non metterà telecamere sulla Spianata delle Moschee o (per gli ebrei) Monte del Tempio. Lo ha annunciato il primo ministro giordano Abdullah Ensour, che ha spiegato come la decisione sia stata presa a causa della ferma opposizione dei palestinesi. I quali avevano minacciato di spaccare le telecamere se fossero state installate.

L’idea di dotare il Monte del Tempio di un impianto di registrazione era nata da re Abdullah di Giordania per cercare di riportare la calma dopo continue tensioni, e si era concretizzata dopo un incontro tra autorità giordane e israeliane con la mediazione del segretario di Stato americano John Kerry. La Giordania, ricordiamo, ha la sovranità sulla Spianata dal 1967. Nell’accordo si precisava anche che le telecamere non sarebbero state installare all’interno delle moschee.

Il mese scorso il ministro degli Affari religiosi della Giordania, Hayil Abdelhafeez Dawoud, aveva annunciato che si sarebbe proceduto all’installazione di 55 telecamere a circuito chiuso sul Monte del Tempio per “monitorare e documentare le continue violazioni degli israeliani contro la Moschea di Al Aqsa Mosque/Al Haram Al Sharif”. Una delle solite bugie del mondo arabo contro Israele. Il fatto è che le telecamere avrebbero invece mostrato cosa accade veramente, con le continue violazioni palestinesi. I quali, specialmente in occasione delle grandi feste ebraiche, portano sulla Spianata pietre, bombe incendiarie e altro materiale che poi buttano sugli ebrei in preghiera nel sottostante Muro del Pianto. Il che provoca l’intervento della polizia israeliana per fermare i lanci. E l’intervento delle forze dell’ordine israeliane, secondo i palestinesi, è una profanazione della Spianata.

L’annuncio dell’istallazione delle telecamere era stato accolto con favore da Israele, ma aveva scatenato la ferma protesta da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese. Che si è concretizzata nei giorni scorsi con la diffusione di manifesti  nei quali si invitavano i palestinesi a rompere le telecamere. Una guardia in servizio sulla Spianata ha dichiarato: “Non abbiamo bisogno di alcuna telecamera qui, solo Allah vede tutto” . L’Anp ha poi continuato a sostenere come Israele si sarebbe servito delle registrazioni per schedare i musulmani che si recavano in preghiera. Ma è un’altra bugia. Le registrazioni originali, secondo l’accordo, sarebbero state disponibili sia per le autorità palestinesi sia per quelle israeliane.

Comunque, vista l’opposizione dei palestinesi (anche Hamas e altre fazioni radicali erano assolutamente contrarie al progetto), la Giordania ha deciso di non procedere.  “Rispettiamo la scelta dei nostri fratelli palestinesi nella loro terra nazionale, che comprende la moschea di al-Aqsa – ha dichiarato il primo ministro giordano Ensour  -. Abbiamo visto che questo progetto è fonte di contenzioso e quindi abbiamo deciso di non portarlo avanti”.  Un’altra sconfitta della democrazia.

Intanto nell’imminenza di Pesah, la Pasqua ebraica, e visto l’ultimo attentato contro il bus a Gerusalemme, le autorità israeliane hanno rafforzato le misure di sicurezza e la presenza di forze dell’ordine attorno al compound per cercare di fermare rivolte e ulteriori attacchi terroristici.

 

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