Attacco a Copenaghen, fino a quando dovremo sopportare?

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Mario Del MonteEditor
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Antisemitismo

Attacco a Copenaghen, fino a quando dovremo sopportare?

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Ancora un sanguinoso attacco jihadista in Europa, questa volta a Copenaghen. Ancora una volta ad essere colpiti sono due valori al centro della cultura occidentale come la libertà di espressione e la libertà di culto. Persone innocenti muoiono e noi tutti sembriamo impotenti, in balia del mare del terrorismo che ci ha travolti. Ci saranno le solite visite alle sinagoghe, le frasi di circostanza dei capi di governo ed eventi di solidarietà. Finora queste reazioni composte non hanno prodotto nessun risultato, quale futuro attende l’Europa e gli ebrei che ancora vi risiedono?

Ogni volta che eventi del genere si sono verificati un barlume di speranza si è acceso nelle menti dei cittadini ebrei di Parigi, Berlino, Londra, Roma e altre varie città europee: “sarà l’ultima volta che il nostro sangue viene versato! Ora è sotto gli occhi di tutti, capiranno!” Invece, purtroppo, dopo quindici anni di terrorismo internazionale la lezione sembra non sia stata imparata da nessuno. Non è stato fatto nulla per combattere l’antisemitismo a livello sovranazionale dall’Unione Europea, non è stato capito che gli attacchi agli ebrei sono attacchi al portato di 2 secoli di cultura occidentale. Nel nostro paese ad esempio è facile sentire qualcuno, soprattutto nel mondo della sinistra, parlare del terrorismo rimuovendo la sua componente islamico-radicale, cosa che restituisce un’immagine poco chiara del fenomeno rendendolo molto più difficile da affrontare.

Il filosofo tedesco Theodor Adorno alla fine della Seconda Guerra Mondiale si espresse così riguardo alla Shoah: “non avremo fatto i conti con il nostro passato finché la cause di quanto accaduto non saranno più attive. Solo perché queste cause sono ancora in vita l’incantesimo del passato rimane, ad oggi, intatto.” Il jihadismo ha solo riempito il vuoto lasciato dal nazismo, cogliendo le basi di antisemitismo ancora presenti in seno alle società. L’uso politico di una parola tecnica come genocidio per il caso palestinese, gli epiteti rivolti allo Stato d’Israele tipo “assassino di bambini” o “Stato criminale” hanno svolto il lavoro che prima faceva Goebbels ottenendo lo stesso il risultato perché ancora oggi l’ebreo è visto come un corpo estraneo alla nazione in cui vive. Purtroppo oggi come nel 43 gli ebrei sono il “sacco da boxe” di tutte le culture aggressive che si affacciano in Europa.

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