Antisemitismo, dalla sentenza di Torino ad Anna Frank

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Antisemitismo. Una sentenza del Tribunale di Torino ha stabilito che l’odio verso Israele aggrava il reato. Sentenza che nel caso specifico riguarda Riccardo Sotgia, condannato lo scorso 9 giugno per diffamazione e minacce ai danni di Angelo Pezzana.

Secondo i giudici, in questo caso occorre applicare la speciale aggravante dell’ “odio nazionale” come prevede da una legge del 1993.

I fatti risalgono al 2014, quando Sotgia, aveva criticato su Facebook un’iniziativa pubblica dell’associazione Italia-Israele, promossa da Pezzana:

“Le cartacce che ospita la sua bottega di merda prenderebbe fuoco molto facilmente. Questi posti andrebbero bruciati con il ratto dentro”.

 I giudici hanno ritenuto che Pezzana sia stato “dileggiato e diffamato” perché considerato un sionista, “ossia appartenente al movimento politico volto alla creazione e al consolidamento di tale Stato”.

Dalla sentenza del tribunale di Torino alla sentenza del Tribunale della Figc, che ha multato la società sportiva Lazio in merito alla vicenda degli adesivi con l’immagine di Anna Frank con la maglia della Roma affissi allo stadio Olimpico da un gruppo di tifosi del club del presidente Claudio Lotito.

Il procuratore della Federazione italiana Giuoco Calcio, Giuseppe Pecoraro, oltre alla multa (pari a 50mila euro) aveva chiesto anche che la Lazio giocasse due turni di campionato a porte chiuse.

Lazio che invece è stata sanzionata esclusivamente con la pena pecuniaria perché secondo il collegio giudicante la società biancoceleste “ha posto in essere tutte le misure idonee e previste dalle normative vigenti per garantire efficaci misure di controllo”, sottolineando che:

“Gli adesivi introdotti all’interno dello stadio erano di dimensioni talmente ridotte che, anche usando una particolare diligenza, sarebbero facilmente sfuggiti ai controlli degli addetti di sicurezza che, come è stato correttamente osservato, non possono neanche effettuare perquisizioni corporali nei confronti degli spettatori”.

Sempre in proposito del comportamento di alcuni tifosi della Lazio è arrivata la sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dalla procura in merito al pronunciamento del gip Ezio Damizia, che aveva assolto due sostenitori biancocelesti accusati di aver urlato “giallorosso ebreo, Roma va a c..à”.  Secondo i giudici “il ricorso è inammissibile perché tardivo”. Intonare il coro “giallorosso ebreo”, quindi, non è un reato.

Antisemitismo. Altre spiacevoli episodi che si vanno ad aggiungere a quello che ormai è una piaga sociale.

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